La Lombardia
come territorio amministrativo è stata istituita solo con l’Unità d’Italia.
Nei secoli precedenti l’attuale territorio era stato spesso suddiviso in due
parti, secondo un andamento irregolare, lungo il corso del fiume Adda (a
Nord) e del fiume Oglio (a Sud). In epoca romana era diviso tra le due
regiones "Transpadana" e "Venetia". Il periodo del visconteo portò
l’unificazione territoriale, perduta poi con la pace di Lodi (1454) e la
divisione fra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, divisione
durata fino al 1797. La Val d’Ossola fece parte integrante del Ducato di
Milano fino al 1748. La Valtellina passò invece al Canton Grigioni per tutto
il XVII secolo. Questo assetto geo-politico ha influenzato l’uso delle oltre
quaranta pietre da costruzione disponibili. Si tratta di rocce metamorfiche
(marmi, gneiss, granuliti) e magmatiche (graniti, granodioriti, dioriti,
porfidi) nella zona Alpina; di rocce sedimentarie (conglomerati, arenarie,
brecce, calcari, dolomie, evaporiti) e ciottoli sciolti (depositi morenici)
nella zona Prealpina; di rocce sedimentarie (conglomerati, arenarie) nella
zona Appenninica; di materiali sciolti (ghiaie, sabbie, argille) nella
pianura Padana.
"Chiara cosa è, che
quasi tutte le Città vicine ai monti, che conterminano l'Italia principiando
nel Genovesato, e nel Piemonte, e Ducato di Milano, e stendendosi per tutta
la Patria del Friuli comunemente, per fare le mura principali delle
fabbriche, così pubbliche, come private, si servono d'alcune pietre di cava;
ma più dure, e più tenere come sono prodotte dalla natura, si come le Città
tutto a lungo al Po, e scoste dai monti usano di fare le loro fabbriche
murate di pietre cotte, per l'abbondanza della creta, che ritrovano nelle
loro campagne."
(Vincenzo Scamozzi, L'idea dell'architettura universale, parte seconda,
libro settimo, cap. XII, pag. 213 - Della generazione delle pietre nei
monti, e nei mari e per via di congelazioni e la diversità dei tufi, e
pomici usati dagli antichi, e varie sorti di pietre da murare qui in Italia).
Furono quindi privilegiati i materiali lapidei reperibili localmente, come
riportato in questo brano dell’architetto e trattatista veneto: così nelle
città lombarde più prossime ai rilievi alpini (Varese, Como, Sondrio,
Bergamo e Brescia) furono utilizzate le diverse pietre provenienti dai
rispettivi circondari; nelle città di pianura (Pavia, Lodi, Cremona,
Mantova), a causa della distanza dalle cave, ebbe grande importanza
l'impiego dei laterizi, fabbricati con argille locali. A Milano invece, per
la sua funzione di capitale e per la rete di comunicazioni esistente (canali
navigabili), furono utilizzate pietre provenienti da diverse aree, poste
anche a grande distanza.
Nel
ventesimo secolo, la varietà di pietre disponibili aumentò vertiginosamente
grazie alla possibilità di approvvigionamenti dalle altre regioni e
dall’estero; furono però utilizzati per la prima volta anche alcuni litotipi
lombardi.
Questa rassegna delle
pietre da costruzione e decorative si limita ai materiali cavati nelle
attuali province della regione Lombardia con l’aggiunta della provincia
Verbano-Cusio-Ossola, compresa nella regione Piemonte, e del territorio di
Arzo nel Canton Ticino.
Sono
inclusi anche i materiali di provenienza esterna al territorio regionale che
ebbero ampio uso in architettura: alcuni, come la trachite euganea e la
pietra di Aurisina, furono usati solo dai Romani; altri, come la pietra di
Verona, ebbero un uso continuativo; altri ancora, come la Sienite della
Balma, furono usati solo a partire dal XX secolo.
Nell’elenco in ordine alfabetico, ogni pietra è descritta nel modo seguente:
denominazione, classificazione petrografica, caratteri macroscopici e
microscopici, inquadramento geologico, sito di estrazione, impiego
nell'architettura con esempio di monumenti, forme di alterazione
caratteristiche.
Oggi è la sola provincia in cui la
coltivazione di cave di pietra naturale prosegue a pieno ritmo anche se
molti dei tanti litotipi disponibili non sono più commerciati. È stata anche
una delle zone più importanti per l’approvvigionamento di materiali da
costruzione della città di Milano.
GRANITO NERO DI ANZOLA
Si tratta di una roccia metamorfica (granulite) a composizione silicatica
(plagioclasio, pirosseno) di colore quasi nero, appartenente alla formazione
dioritico-kinzigitica. Le cave erano ubicate presso l’abitato di Anzòla
d’Ossola (riva destra del Toce). Fu impiegata in lastre nel rivestimento, in
blocchi o lastre negli zoccoli degli edifici e nell’architettura funeraria
della fine XIX - inizio XX secolo.
GRANITO VERDE DI MERGOZZO
Un particolare granito, di colore bianco a macchie verdi, composto da
plagioclasio, clorite e quarzo, proviene dal versante settentrionale del
Montorfano. È stato utilizzato a Milano nel XX secolo per zoccolature di
edifici civili e pubblici (Uffici comunali di via Larga) o per scalinate
(scale di accesso al "piano del ferro" della stazione Centrale).
PROVINCIA DI VARESE
La vicinanza con la città di Milano e la
grande disponibilità di litotipi hanno favorito, per secoli, la coltivazione
di numerose cave.
ARENARIA DI
MALNATE (MOLERA)
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (arenaria)
CARATTERI
colore giallastro o grigio con riflessi bluastri. Composizione: quarzo,
feldspato, muscovite; matrice argillosa e cemento di calcitico.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Formazione dei "Conglomerati di Como", costituita da sedimenti molassici
(Oligocene-Miocene medio).
ESTRAZIONE
L’affioramento interessa tutta la fascia pedemontana a Sud del lago di Como.
Le cave principali erano ubicate a Nord dell’abitato di Malnate (valle
dell’Olona).
IMPIEGO
A Castrum Sibrium (Castelseprio) si segnalano alcuni conci nella diruta
chiesa di San Giovanni e nell’attiguo Battistero (XI secolo). Utilizzata per
diversi edifici quattrocenteschi di Castiglione Olona (Collegiata,
Battistero, ampliamento di palazzo Castiglioni, chiesa di Villa ecc.)
commissionati dal cardinale Branda Castiglioni. Impieghi locali fino
all’inizio del XX secolo per conci, stipiti, pilastri, davanzali, mensole,
camini e per mole abrasive.
ALTERAZIONI
Erosione del cemento calcitico con distacco dei singoli clasti,
.disgregazione, scagliatura.
DEPOSITI
MORENICI E FLUVIO-GLACIALI
CLASSIFICAZIONE
Accumulo di materiali sciolti con
prevalenza di blocchi e ciottoli.
CARATTERI
Contengono i litotipi caratteristici del
bacino di alimentazione del ghiacciaio o del corso d’acqua interessato. In
genere, si tratta di litotipi in prevalenza metamorfici (gneiss granitici e
granodioritici, paragneiss, micascisti e filladi, pietre verdi); non mancano
però rocce magmatiche (graniti, granodioriti, dioriti, granofiri) e rocce
sedimentarie di natura carbonatica (calcari, dolomie) o silicatica
(arenarie). Le forme dipendono dalla natura litologica: rocce magmatiche o
sedimentarie a stratificazione massiccia producono ciottoli sferici, rocce
metamorfiche scistose o sedimentarie a stratificazione sottile producono
ciottoli lastriformi. L’arrotondamento dei ciottoli testimonia anche un
lungo trasporto prima della sedimentazione.
Le dimensioni sono le più varie, passando da qualche centimetro a qualche
decimetro per raggiungere dimensioni superiori al metro.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Si tratta di materiali (morene)
depositati sul posto dopo il ritiro dei ghiacciai del Quaternario o di
depositi prodotti dal rimaneggiamento del materiale morenico da parte dei
corsi d’acqua.
ESTRAZIONE
Tutti i fondovalle ed i pendii montuosi
del territorio regionale sia nelle Prealpi che nelle Alpi. Non esistono aree
di cava vere e proprie.
IMPIEGO
I materiali potevano essere utilizzati
tal quali, cioè sotto forma di ciottoli più o meno arrotondati oppure di
lastre di spessore centimetrico; qualora le dimensioni fossero state
eccessive, i ciottoli potevano essere semplicemente tagliati o squadrati per
ottenere le dimensioni desiderate. In questo caso è spesso difficile poter
distinguere fra materiali utilizzati di prima mano e materiali di riuso.
L’impiego maggiore è riferibile al periodo medievale, soprattutto nelle
province di Varese, Como e Sondrio, per murature di edifici religiosi o
civili; in seguito l’impiego è limitato all’edilizia locale. Normalmente
nelle murature si usavano ciottoli equidimensionali disposti in file
parallele e legati con malta, per le zoccolature si utilizzavano elementi
squadrati di grandi dimensioni, così come per gli stipiti dei portali e per
gli architravi. In alcuni casi, infine, era accuratamente scelto un litotipo
fra quelli disponibili così da avere edifici costruiti praticamente con un
solo materiale, generalmente lo gneiss.
Già i Romani utilizzarono materiali di questo tipo nella preparazione del
conglomerato cementizio: i ciottoli hanno dimensioni omogenee ed i giunti di
malta sono molto spessi a causa della forma sferica dei ciottoli medesimi. A
Milano esempi interessanti si trovano nelle strutture dell’anfiteatro (II
secolo d.C. - via De Amicis), nei pochi resti delle Terme erculee presso San
Vito al Pasquirolo (corso Europa) e in quelli di via Brisa (corso Magenta).
Anche l’anfiteatro di Cividate Camuno presenta una muratura di questo tipo.
Si riportano alcuni esempi di impiego di questi materiali riferiti al
periodo tardo-antico e romanico; si tenga presente che tutti gli edifici
elencati sono stati pesantemente restaurati tra la fine de XIX e l’inizio
del XX secolo.
Esempi:
Arsago Seprio S.Vittore (IX-XI
secolo) e Battistero (XII, gneiss). Brebbia SS.Pietro e Paolo (fine
XII, gneiss). Castelseprio S.Giovanni (V-VI), Battistero (V),
S.Paolo (XI), S.Maria foris Portas (VII-VIII). Gornate inferiore
S.Michele (V-VI). Leggiuno SS.Primo e Feliciano (IX). Malnate
San Matteo (restauro XVIII). Riva San Vitale (Ticino - CH)
Battistero (V-IX). Sesto Calende S. Donato (XII).
ALTERAZIONI
Dipendono dalla natura litologica dei
singoli ciottoli.
PIETRA DI ANGERA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (dolomia).
CARATTERI
Colore rosa, giallo, bianco; grana
finissima; elevata porosità con cavità uniformemente distribuite.
Componenti: dolomite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione della "Dolomia principale" (periodo Triassico).
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate presso l'abitato di
Angera sulla sponda orientale del lago Maggiore. Una pietra simile si trova
sulla sponda occidentale (Arona).
IMPIEGO
L’impiego fu notevole fin dall'età
comunale sia per le strutture che per le decorazioni, grazie anche alla
facilità di lavorazione e alla buona scolpibilità. Nel Seicento le cave
furono abbandonate probabilmente per non compromettere la stabilità della
sovrastante rocca dei Borromeo e la coltivazione riprese solo
saltuariamente. In particolare si ricordano le decorazioni del cortile
dell’Ospedale Maggiore (ora Università Statale – inizio XVII secolo) e della
facciata della chiesa della Certosa di Milano (secolo XVI). Altri esempi
milanesi sono le facciate di San Fedele e di San Raffaele entrambe del
secolo XVII. Nel Cimitero Monumentale (seconda metà XIX secolo) fu
utilizzata per le basi delle colonne degli edifici principali. Fu utilizzata
anche a Pavia sia nelle murature che nelle decorazioni di edifici religiosi
(San Pietro in Ciel d'Oro, chiesa e palazzo Ducale della Certosa) e di
edifici civili (Collegio Borromeo) e a Parma (facciata di S. Giovanni
Evangelista, inizio XVII secolo).
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste.
PIETRE DI ARZO
Da questa località del Canton Ticino
meridionale provengono tre tra la migliori pietre decorative: il rosso, il
broccatello e la macchiavecchia.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
La geologia della zona di Arzo è stata
influenzata all'inizio del Giurassico dalla presenza della ruga di Lugano
(un alto strutturale) contrapposta al bacino del Monte Generoso. In questa
zona si è instaurata, sulle dolomie trasgressive del Retico (Triassico
superiore), una sedimentazione discontinua che comprende i calcari micritici
fossiliferi (il Broccatello) e le brecce tettonico-sedimentarie singenetiche
(la Macchiavecchia), tale sedimentazione ha interessato tutto il Lias
inferiore (Sinemuriano.
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate presso l’abitato di
Arzo sulla strada che da Viggiù conduce a Mendrisio. Si tenga presente che
questa zona fa parte del territorio svizzero fin dal 1526.
ALTERAZIONI
L’abituale impiego negli interni, sempre
con superficie lucidata, impedisce lo sviluppo di fenomeni di degrado.
Quando esposte all’aperto si osservano i fenomeni tipici delle rocce
carbonatiche colorate: alterazione cromatica, erosione superficiale e
solfatazione.
ROSSO E BROCCATELLO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare -
biomicrite).
CARATTERI
Il rosso di Arzo è un calcare dal vivace
colore rosso con venature di colore bianco più o meno pronunciate, a
tessitura microcristallina e con presenza di bioclasti. Componenti: calcite.
Il Broccatello è un calcare costituito principalmente da bioclasti in una
matrice di calcite microcristallina con predominante colore rosso-violaceo,
i bioclasti sono costituiti da articoli di Crinoidi e da gusci di
Brachiopodi (gen. Terebratula) che, in sezione trasversale, appaiono spesso
riempiti in parte di calcite microcristallina e in parte di calcite spatica.
Si distingue dal Rosso anche per la presenza di caratteristiche strutture
circolari o ellittiche o irregolari costituite da calcite concrezionata.
Lavorabilità buona, lucidabile.
IMPIEGO
Sono molto diffusi negli altari
(balaustre) e nei pavimenti delle chiese del XVIII secolo così come nelle
scale e nei pavimenti degli edifici privati.
MACCHIAVECCHIA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (breccia calcarea).
CARATTERI
Il colore è variegato di grigio,
nocciola, giallo e rosso e dà luogo diverse varietà. Componenti: calcite. In
certi casi, è forte la somiglianza con il Portasanta, un "marmo colorato"
antico, cavato nell’isola greca di Chios e molto utilizzato
nell’architettura romana sia nel territorio italiano che in tutte le altre
zone dell’Impero.
IMPIEGO
Il suo impiego in architettura fu sempre
eminentemente ornamentale, soprattutto per la perfetta lucidabilità che ne
esalta la policromia: ad esempio, a Milano numerosi altari costruiti nel
Duomo alla fine del XVI secolo (monumento funebre di Gain Giacomo Medici di
Leone Leoni, 1563), il portale della Sacrestia Vecchia di Santa Maria delle
Grazie, il portale del Monastero Maggiore, le colonne del pronao di S: Maria
dei Miracoli. Innumerevoli sono gli altari (balaustre, dossali, colonne) ed
i pavimenti delle chiese di tutto il Canton Ticino, buona parte della
Lombardia (Bergamo, Duomo; Como, Duomo; Lodi, Duomo; Saronno, Santuario;
Pavia, Madonna del Carmine; Villa Pasquali, S. Antonio Abate) e di altre
regioni italiane (Torino, Duomo; Genova, Santa Maria di Castello; Parma,
Duomo; Venezia, gli Scalzi; Roma, San Pietro; Napoli, Gesù Nuovo). Nel 1986
è stata utilizzata nella nuova sistemazione dell’altare maggiore del Duomo
di Milano (scalini e pavimento).
PIETRA DI VIGGIU' E PIETRA DI SALTRIO
CLASSIFICAZIONE
Rocce sedimentarie (calcare -
intraoosparite).
CARATTERI
Si distinguono due varietà: una a grana
media di colore nocciola (calcarenite) ed una a grana fine di colore grigio.
Entrambe hanno notevole compattezza. Componenti: calcite, dolomite, quarzo.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartengono alla serie sedimentaria
delle Alpi meridionali; formazione dei "Calcari selciferi lombardi"
(Giurassico) formazione che affiora in tutta la fascia prealpina della
provincia di Varese (Campo dei Fiori).
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate nella Val Ceresio in
prossimità del confine svizzero (Viggiù, Saltrio, Brenno Useria). Le cave
erano coltivate in galleria a causa del limitato spessore dello strato
calcarenitico sovrastato da decine e decine di metri di roccia ricca di
selce e quindi non utilizzabile. Grandi pilastri di roccia erano lasciati in
posto per sostenere le volte; l’immersione dello strato faceva sì che il
fronte di scavo si trovasse sempre più in basso rispetto all’imboccatura
della galleria rendendo quindi più difficoltoso il trasporto dei materiali.
Inoltre era necessario asportare l’acqua che si accumulava sul fondo, acqua
che ora invade gran parte delle cave di Viggiù.
IMPIEGO
Come per la maggior parte dei litotipi,
l’impiego si allarga man mano a partire dalle aree limitrofe alle cave: ad
esempio il fonte battesimale del Battistero di Varese (XIII secolo), il
santuario di Saronno e la cattedrale di San Lorenzo a Lugano (inizio XVI
secolo). A Milano, i primi esempi risalgono al secolo XV (colonne del
piccolo chiostro di S. Maria delle Grazie e colonnine della tribuna
bramantesca). L’uso divenne massiccio nei secoli XVII e XVIII per le
membrature architettoniche delle facciate degli edifici privati, in
associazione con gli sfondati intonacati, ad esempio a Milano i palazzi
Reale, della Biblioteca Ambrosiana, Annoni, Archinto, Litta, Trivulzio,
Tharsis e il teatro alla Scala; anche gli edifici religiosi utilizzarono
queste pietre sia per le strutture che per le decorazioni (Santa Maria
Consolazione, Santa Maria alla Porta, San Francesco di Paola, San Paolo
Converso, San Tomaso in Terramara). Nel secolo XIX la pietra fu impiegata
soprattutto per portali, finestre e balaustre dei balconi degli edifici, ma
anche per la parte superiore degli arconi della Galleria Vittorio Emanuele.
L’uso cessò alla fine del XIX secolo con l’avvento della pietra artificiale,
nuovo materiale che consentiva di realizzare gli stessi motivi decorativi
con una spesa nettamente minore.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste,
alterazione cromatica nelle varietà di colore grigio.
ALTRI MATERIALI DELLA PROVINCIA
CEPPO DI TRAVEDONA
Gli affioramenti di calcari a Nummuliti
(Formazione di Ternate - Eocene) danno luogo ai primi rilievi del Varesotto
nella zona dei laghi di Monate e di Comabbio; in particolare, presso gli
abitati di Ternate e Travedona i calcari sono stati utilizzati per la
produzione di cemento Portland vista la presenza di abbondanti livelli
marnosi. Un conglomerato connesso a questa formazione ha avuto invece
impiego come pietra da taglio: ha fondo biancastro con piccoli ciottoli
calcarei e selciferi di colore scuro.
GRANOFIRO DI CUASSO AL MONTE
Si tratta di una roccia magmatica ipoabissale (granofiro) a composizione
silicatica (quarzo, feldspato, plagioclasio) di colore rosso-aranciato
riferita al Permiano. Le cave principali sono ubicate presso l’abitato di
Cuasso al Monte in Val Ceresio, ma un tempo erano attive anche presso il
monte Mondonico in Valganna. Fu impiegato localmente come pietra da
costruzione (Ganna, abbazia di San Gemolo, XII sec.). Blocchi e blocchetti
furono poi utilizzati nelle pavimentazioni stradali e, più raramente, negli
zoccoli degli edifici e nell’architettura cimiteriale alla fine XIX - inizi
XX secolo.
TRAVERTINO DELLA VALGANNA
Si tratta di un materiale calcareo a
struttura ricca di cavità, di colore brunastro, appartenente a depositi
quaternari connessi con sorgenti. Una delle aree di provenienza si trova
all’imbocco meridionale della valle presso Induno Olona. Ebbe un certo
utilizzo nell’architettura medievale, per la notevole leggerezza, come
concio per archetti ciechi, finestre ecc. Esempi si riscontrano negli
edifici della distrutta Castrum Sibrium (presso Castelseprio - Varese).
PROVINCE DI COMO E LECCO
La facilità dei trasporti e la presenza
di litotipi facilmente lavorabili (arenarie) sono alla base del grande uso
delle pietre di queste province.
MARMO DI
MUSSO
CLASSIFICAZIONE
Roccia metamorfica (marmo).
CARATTERI
Colore grigio o bianco; grana
medio-grossa, compattezza ottima. Componenti: calcite, quarzo, muscovite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene a lenti intercalate nelle
rocce gneissiche del Basamento sudalpino (zona Dervio-Olgiasca) affioranti
nell'area dell'alto lago di Como tra la sponda occidentale (Musso-Dongo) e
la sponda orientale (Piona, Olgiasca). Le lenti, di spessore e lunghezza
limitate, hanno un andamento E-W.
ESTRAZIONE
Le cave principali, ora del tutto
abbandonate, erano ubicate a monte dell'abitato di Musso.
IMPIEGO
Notevole fin dall’antichità romana come
testimoniato, a Milano, dalle cosiddette Colonne di S. Lorenzo (III secolo
d.C.). A Como, il marmo, oltre che in epoca romana per elementi
architettonici e per sculture, è stato utilizzato in modo continuo anche nel
Medioevo e nel Rinascimento per i portali e le decorazioni di edifici
civili, per il rivestimento ed i portali del Duomo. Nella prima metà del XX
secolo si contano numerosi esempi di impiego come lastre per rivestimento;
ad esempio il Tempio della Vittoria (1927-30) e le case Bonaiti-Malugani
(1935-37) dell’architetto Giovanni Muzio.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione e polverizzazione; possibilità di solfatazione con formazione
di croste.
PIETRA DI MOLTRASIO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare -
intrasparite).
CARATTERI
Colore grigio scuro; grana fine,
compattezza buona. Componenti: calcite, quarzo.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene, come la pietra di Viggiù e di
Saltrio, alla formazione dei "Calcari selciferi lombardi", affiorante su
tutta la sponda occidentale del lago di Como.
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate presso
l’abitato di Moltrasio, a poca distanza dalla riva del lago. Si coltivavano
anche cave di minore importanza in alcune località limitrofe.
IMPIEGO
La scarsa qualità, soprattutto per la
stratificazione irregolare e la forte alterazione cromatica, ne limitò
l’impiego all’area comasca (conci per muratura, lastre per i tetti). A Como
ne sono esempio le chiese di S. Fedele e Sant'Abondio e la cinta muraria
cittadina; nella Val d’Intelvi numerosi edifici civili e religiosi dei
diversi centri abitati (Laino, Pellio, Ramponio, San Fedele, Scaria).
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
esfoliazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste.
PIETRA DI VARENNA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare - micrite).
CARATTERI
Colore nero intenso; grana finissima,
compattezza buona. Componenti: calcite. Talvolta sono presenti venature
bianche di varia ampiezza ed estensione che prese il nome di "Grande antico
d’Italia" per la sua somiglianza con il "Bianco e nero antico".
Quest’ultimo, un calcare cavato nei Pirenei centro-orientali (valle del Lez,
dip. Ariège), ebbe impiego in epoca romana per fusti di colonne e per
elementi decorativi.
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione dei "Calcari di Perledo e Varenna" (Ladinico,
Triassico medio) che affiora sulla sponda orientale del lago di Como.
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate a monte dell'abitato
di Varenna, lungo i primi tornanti della strada che sale ad Esino Lario.
IMPIEGO
Una precisa distinzione con le analoghe
pietre nere della bergamasca è praticamente impossibile; è quindi molto
difficile definire l’impiego in opera della pietra di Varenna. Si deve
utilizzare un criterio storico-geografico basato sulla presenza del confine
fra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia (corso dei fiumi Adda e
Oglio): presumendo l’uso della pietra di Varenna nelle attuali province
occidentali della Lombardia e l’uso delle pietre bergamasche nelle province
orientali.
Ebbero largo impiego
soprattutto nel Rinascimento, per piccoli elementi come cornici, modanature
e tondi in contrasto cromatico con rivestimenti in marmo bianco, come ad
esempio la Loggia degli Osii e la demolita chiesa di Santa Maria di Brera
oltre alla facciata della chiesa della Certosa di Pavia.
La varietà Grande antico fu utilizzata per fusti di colonne negli altari del
XVII e XVIII secolo di numerose chiese del territorio lombardo (esempio
altare del Sacro Cuore, su disegno del Pellegrini, nel Duomo di Milano).
ALTERAZIONI
Alterazione cromatica via via più
accentuata, erosione e solfatazione.
PIETRA MOLERA
Il termine proviene dal dialetto
milanese: "mœula" significa "mola per macinare" e "molera" significa
"arenaria".
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (arenaria-grovacca).
CARATTERI
Colore giallo-grigio; grana medio-fine,
durevolezza scarsa. Componenti: quarzo e muscovite con cemento calcitico.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene ai sedimenti torbiditici
calcareo-arenacei del Flysch Cretacico lombardo, cui fanno riferimento tre
distinte formazioni: la Formazione di Pontida (Coniaciano - Turoniano),
l’Arenaria di Sarnico (Santoniano inf. - Turoniano) e il Flysch di Bergamo
(Campaniano - Santoniano sup.). Gli affioramenti sono sparsi nell'alta
Brianza (zona meridionale della provincia di Lecco).
ESTRAZIONE
Le cave principali (tutte di dimensioni
molto ridotte) erano ubicate nella zona di Viganò, dove si coltivavano le
arenarie del "Flysch di Bergamo", e in quella di Oggiono, dove si
coltivavano le arenarie della formazione "Arenaria di Sarnico".
IMPIEGO
E’ stata impiegata fin dall’epoca
medievale in varie città lombarde, soprattutto a Como e in Brianza, sia per
conci da muratura sia per elementi decorativi (chiese e cappelle romaniche
dei piccoli centri). A Milano e dintorni fu utilizzata in elementi
decorativi di molti palazzi del XVII-XVIII secolo (villa Belgiojoso, villa
Reale di Monza) o in conci per muratura e per colonne (Porta Nuova, 1813).
La scarsa durabilità obbligò spesso a sostituzioni con altri materiali in un
breve lasso di tempo.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a esfoliazione
o polverizzazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste.
PIETRA DI URAGO
CLASSIFICAZIONE
Conglomerato collegato a calcari
bioclastici di ambiente marino poco profondo con intercalazioni di argilla;
a supporto di matrice se di granulometria fine, a supporto clastico se di
granulometria grossolana; matrice di calcite microcristallina, cemento
calcitico (11-33% della roccia totale).
CARATTERI
Fondo grigio chiaro con clasti scuri o
neri. Granulometria fine con clasti 0.2-0.7 cm; grossolana con clasti 10 cm;
forma allungata; contorni da sub-angolosi a sub-arrotondati secondo la
litologia dei clasti. Composizione: calcari con alghe calcaree, foraminiferi
ed altri fossili; selce, quarzo, scisto, arenaria.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
"Formazione di Ternate" (Eocene
superiore) (Mancin et al. 2001).
ESTRAZIONE
Le cave erano ubicate
alla base di un piccolo rilievo presso l’abitato di Montorfano, circa cinque
chilometri a sud-est di Como.
IMPIEGO
Locale con blocchi squadrati per
l’edilizia rurale o con elementi finiti per architravi o stipiti di porte.
Nel tardo XIX secolo l’uso si espanse considerevolmente, soprattutto per
zoccolature di facciate: la varietà più grossolana era usata nello zoccolo
inferiore, la varietà più fine nello zoccolo superiore. La realizzazione più
significativa è il Pronao della basilica di San Lorenzo a Milano, costruito
nel 1894.
ALTERAZIONI
Rilievo dei clasti rispetto alla matrice
sulle superfici erose; formazione di croste gessose in aree riparate
dall’azione dilavante delle piogge.
ALTRI MATERIALI DELLE PROVINCE
DEPOSITI MORENICI
Si veda quanto riportato alla voce
omonima nella provincia di Varese.
Esempi:
Cantù-Galliano S.Vincenzo (1007) e
Battistero S.Giovanni (XI secolo). Como S.Carpoforo (1040). Erba
S.Eufemia (XI-XII). Mariano Comense Battistero (XI).
Civate S.Pietro al Monte (XI). Agliate S.Pietro (XI) e Battistero
(XI). Milano Battistero S.Giovanni alle Fonti (IV).
GONFOLITE
Il termine, introdotto nel 1844 da
Curioni, si riferisce al sostantivo greco "γóμφoς,ου” che significa
“giuntura” ed al verbo “γoμφóω” che significa “collegare”,“coagulare”. Si
intende quindi una pietra costituita da diverse parti collegate tra loro.
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (arenaria-grovacca).
CARATTERI
Colore grigio-giallastro; grana
medio-fine, durevolezza scarsa. Componenti: quarzo, feldspato, biotite e
muscovite con cemento calcitico.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene a depositi di tipo torbiditico
della cosiddetta Gonfolite (molassa costituita da conglomerati, marne
arenacee ed arenarie) dell’Oligocene, diffusi in una stretta area fra Como e
Varese.
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate nelle
zone a Sud (Camerlata) e a Ovest (Rebbio, San Fermo) della città di Como.
IMPIEGO
E’ stata impiegata fin dall’epoca
preromana a Como e nel circondario sia per conci da muratura sia per
elementi decorativi sia per macine discoidali. Degna di nota è la stele di
Prestino (dalla località del rinvenimento nel 1966, datata al V secolo a.C.)
di forma prismatica con 3,85 metri di lunghezza. Del periodo medievale si
ricordano i due grandi elementi a cuspide nel portale posteriore di San
Fedele (XIII secolo).
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a esfoliazione
o polverizzazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste.
MAJOLICA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare).
CARATTERI
Colore bianco lievemente giallastro;
grana fine, durevolezza buona, presenza di suture stilolitiche. Componenti:
calcite, talvolta selce.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione della "Majolica" (Cretacico inferiore -
Giurassico superiore) che affiora in modo limitato nel triangolo lariano e
nella provincia di Varese.
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate nella
valle del Cosia e nel triangolo lariano presso Suello.
IMPIEGO
E’ stata impiegata saltuariamente a Como:
Pronao del Teatro sociale (1811-13) con sei colonne costituite da rocchi
sovrapposti.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale, possibilità di
solfatazione con formazione di croste.
PIETRA DI SIRONE
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (conglomerato) a
stratificazione massiccia.
CARATTERI
Colore di fondo grigiastro con clasti
scuri di forma tondeggiante e contorno sub-arrotondato. Composizione:
quarzo, gneiss, selce; matrice calcarea, cemento calcitico.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Formazione Conglomerato di Sirone
(Cretacico superiore - Santoniano).
ESTRAZIONE
L’affioramento è molto limitato nello
spessore, ma si estende dalla Brianza al lago d’iseo. Le cave erano ubicate
in una modesta collina presso l’abitato di Sirone.
IMPIEGO
Locale per elementi architettonici
(architravi, stipiti di porte), ma soprattutto per macine di forma
discoidale.
ALTERAZIONI
Disgregazione per erosione del cemento
calcitico.
PROVINCIA DI SONDRIO
L’isolamento cha ha contraddistinto per
secoli questa parte dell’attuale Lombardia, ha favorito l’uso di materiali
locali. Il commercio con il resto della regione ha interessato solo i
graniti e le serpentini.
GHIANDONE E SERIZZO
Il termine proviene dal dialetto
milanese: "Gianda" significa "ghianda" (riferimento alle caratteristiche
macchie bianche di forma allungata) e "Giandon" significa "granito
grossolano". Il termine "Serizz-Giandon" è riferito ad una "roccia magmatica
reperibile nei trovanti o massi erratici di origine glaciale".
CLASSIFICAZIONE
Rocce magmatiche (Ghiandone:
granodiorite; Serizzo: diorite).
CARATTERI
Colore grigio con macchie bianche, grana
grossa (Ghiandone). Colore grigio uniforme, grana medio-fine (Serizzo).
Componenti: quarzo, ortoclasio,
biotite (Gh.); plagioclasio, anfibolo, quarzo (S.).
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartengono ad una massa magmatica
(plutone) che affiora nella Val Màsino (Sondrio) e nella vicina Val
Bregaglia (Canton Grigioni) per un diametro di circa 10 km; le rocce
incassanti sono micascisti e gneiss. La granodiorite occupa la parte alta
della valle e passa gradatamente nella diorite verso il centro valle.
ESTRAZIONE
Le cave attuali sono ubicate nell’alta
Val Màsino, ma in passato queste pietre sono state cavate dai grandi massi
erratici trasportati dai ghiacciai quaternari e depositati in tutta la
Brianza.
IMPIEGO
Per le loro ottime caratteristiche
meccaniche e di durevolezza queste pietre furono impiegate fin dall’epoca
romana, gli esempi riguardano molte città lombarde. A Milano se ne trovano
nell’anfiteatro romano, nella basilica paleocristiana di S. Tecla (soglia),
nei pilastri della Loggia dei Mercanti e negli archi di Porta Nuova (XIII
secolo), nelle murature delle chiese romaniche anche come riuso da edifici
più antichi. L’uso decrebbe nei secoli successivi in seguito all’affermarsi
dei graniti del lago Maggiore. Nel XX secolo ebbe invece un cospicuo impiego
sia negli zoccoli degli edifici che come rivestimento anche in blocchi di
grandi dimensioni, soprattutto con finitura a subbia come in Palazzo
Castiglioni (arch. Giuseppe Sommaruga, 1904).
ALTERAZIONI
Scagliatura, a causa della
cristallizzazione di sali presenti nell’umidità di risalita capillare che
interessa soprattutto le zoccolature, le basi dei pilastri e delle colonne.
ALTRI MATERIALI DELLA PROVINCIA
DEPOSITI MORENICI
Si veda quanto riportato alla voce
omonima nella provincia di Varese.
Esempio:
Chiavenna S.Pietro (XIII secolo,
trasformato XVII).
GRANITO DI SAN FEDELINO
Roccia magmatica costituita da quarzo, ortoclasio, muscovite, biotite.
Colore bianco con punteggiatura scura; grana fine, ottima compattezza.
Appartiene alla parte occidentale del plutone granitico della Val
Masino-Bregaglia. Le cave sono ubicate lungo la strada dello Spluga, in
prossimità di Novate Mezzola. L'impiego è limitato alle cordonature ed ai
lastricati stradali di Milano dove si dimostrò più resistenti del granito di
Baveno. Furono dapprima utilizzati blocchi rettangolari allineati su due
file circondate da un acciottolato, in seguito blocchi più piccoli di forma
poligonale per ricoprire, in file a disposizione diagonale, l’intera sede
stradale.
SERPENTINA
Sotto questo nome sono raggruppati le
serpentiniti ed i serpentinoscisti, rocce metamorfiche di colore verde scuro
composte quasi esclusivamente da antigorite, con scistosità molto accentuata
nei serpentinoscisti. Appartiene al gruppo delle "rocce verdi", un’unità
pennidica che affiora nella Val Malenco (zona del monte Disgrazia. Le cave
sono ubicate sui due versanti della valle: a Chiareggio si coltiva una
pietra scistosa, a Torre S. Maria una pietra massiccia. Ha impiego locale
per il rivestimento dei tetti, vista l’ottima fissilità.
Il territorio della provincia ha fornito anche diversi altri materiali,
tutti utilizzati solo localmente: la pietra verde talcosa di Tresivio, il
granito di Bassola (monte Rollo) e il marmo bianco di Isolato (passo dello
Spluga).
PROVINCIA DI BERGAMO
Le aree di cava interessano tre fasce
geografiche: i conglomerati e le arenarie (Sud), i calcari (centro), le
rocce metamorfiche (Nord).
ARABESCATO OROBICO
Il termine "arabescato" è generalmente riferito a marmi bianchi apuani con
complicata venatura nerastra (Arabescato Corchia, Arabescato Vagli).
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare).
CARATTERI
Colore rosa con vene e variegature di
rosso sanguigno e di bianco; grana molto fine, buona compattezza. Altre
varietà hanno fondo grigio con variegature bianche o fondo giallastro con
variegature grigie. Componenti: calcite e dolomite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione del "Calcare rosso" (Carnico inf. - Anisico
sup. Triassico medio) eteropica alla parte superiore della formazione del
"Calcare di Esino", affiora nelle Prealpi bergamasche fra la media Val
Brembana e la media Val Seriana.
ESTRAZIONE
Le cave principali sono ubicate nella
Valle Cespedosio (Val Brembana) presso Camerata Cornello.
IMPIEGO
L’arabescato è stato utilizzato per
decorazione negli altari del XVII e XVIII secolo, sia localmente che a
Milano e nel resto della Lombardia, vista la combinazione cromatica che
presenta. Le tipologie principali sono: fusti per le colonne che affiancano
le pale d’altare, cornici, profili; lastrine per rivestimento tagliate al
contro, lastre per pavimentazione.
ALTERAZIONI
L’abituale impiego negli interni, sempre
con superficie lucidata, impedisce lo sviluppo di fenomeni di degrado.
Quando esposto all’aperto si osservano i fenomeni tipici di rocce
carbonatiche colorate: alterazione cromatica, erosione superficiale e
solfatazione.
CEPPO LOMBARDO
Il termine proviene dal dialetto milanese: "Cepp" o "Scepp" significa
"pietra con ciottoli".
L’affioramento interessa l’intera alta pianura Padana dove i fiumi escono
dalle valli alpine. Ogni affioramento è limitato alle sponde dei diversi
fiumi, così la denominazione della pietra cambia a seconda del fiume
coinvolto (Olona a Lonate Ceppino, Lambro a Inverigo, Adda a Trezzo, Brembo
a Brembate, Serio a Albino). Poiché ogni affioramento ha caratteristiche
simili, si descriverà qui solo il più importante: il Ceppo del Brembo.
CLASSIFICAZIONE
Conglomerato a supporto di matrice con
intercalazione arenacee, matice arenacea, cemento calcitico; deposito
alluvionale (stream deposit), stratificazione massiccia o incrociata.
CARATTERI
Ciottoli varicolori (bruno, grigio,
bianco, violaceo, nero) su fondo giallastro. Granulometria grossolana
(diametro dei clasti da 25-30 fino a 100 cm oppure da 2-3 fino a 10 cm),
clasti sferici a contorno sub-arrotondato. La caduta dei ciottoli lascia
cavità sferoidali sulla superficie dei conci. Composizione: i clasti
provengono in maggior parte dalle Alpi Bergamasche (rocce magmatiche e
metamorfiche 16-46%; rocce sedimentarie terrigene 8-38%, soprattutto
Verrucano lombardo).
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
Formazione del "Ceppo del Brembo"
(Pliocene superiore? – Pleistocene inferiore) (Jadoul et al. 2002).
ESTRAZIONE
Le cave sono distribuite nell’area di
Trezzo e Brembate, presso la confluenza delle gole dell’Adda e del Brembo;
si estraevano blocchi fino a 5 metri cubi.
Commercialmente se ne distinguono tre varietà: Ceppo rustico (conglomerato,
usato per conci, rocchi di colonne, basamenti e architravi); Ceppo mezzano
(arenaria con ciottoli isolati); Ceppo gentile (arenaria, usato per
decorazioni e sculture ornamentali). In cava, queste varietà si susseguono
irregolarmente e il passaggio da una all’altra può essere molto netto.
IMPIEGO
L’importanza del Ceppo per l’architettura
Milanese è testimoniata dallo Scamozzi nel suo Trattato: "Delle pietre
trattabili (…).In Milano fra le molte pietre hanno il Chieppio dedotto dalla
voce Cippus; cioè colonna, o termine per iscrizione, della quale se ne
servirono gl'Imperatori Romani: non essendo allora come al presente,
comodità di due fiumi navigabili alla Città. Questa è una pietra giallastra
tenera da lavorare; ma col tempo s'indurisce non poco, e diviene
berettinaccia, ella è più comune, e usata delle altre in tutte le fabbriche,
e cavasi nelle ripe d'Adda, e del Naviglio piccolo, per il quale ella si
conduce a Milano. Di questa sorte di pietra ne fu prima fatto (metà XVI
secolo) il Palazzo di Tomaso da Marino, Duca di Terranova, e di presente
(inizio XVII secolo) il Tempio di San Lorenzo maggiore, e Santo Stefano, e
San Sebastiano, e una quantità incredibile se ne veggono nel recinto della
Città, e parimente nel Castello."
L’uso del Ceppo ha interessato un lunghissimo periodo di tempo. Gli
architetti romani usarono conci di Ceppo e di Ghiandole per costruire il
teatro (I secolo d.C.), l’anfiteatro (II secolo), il circo (inizio IV
secolo) ed altri edifici. Il riuso di elementi in Ceppo fu abituale durante
il Medio Evo (chiese di San Lorenzo e Sant’Ambrogio di Milano , chiese e
torri di Pavia). . Un rinnovato impiego del Ceppo cominciò nel XVI secolo,
dopo un lungo periodo in cui i laterizi furono i principali materiali da
costruzione. Il Ceppo ebbe poi un grande ruolo nella città Neoclassica del
tardo Settecento; l’anfiteatro dell’Arena fu costruito (1809) utilizzando
conci provenienti dalle distrutte strutture difensive del Castello
sforzesco. All’inizio del XX secolo, Ceppo e graniti furono utilizzati negli
zoccoli degli edifici in cui era diffusa la pietra artificiale; l’uso della
pietra nello zoccolo era stabilito dai regolamenti edilizi del Comune di
Milano.
ALTERAZIONI
Erosione del cemento e della matrice con
rilievo dei ciottoli e distacco dei granuli o scagliatura in riferimento
alla granulometria della pietra; crescita di organismi vegetali nelle
cavità, formazione di croste nere per solfatazione.
CEPPO DI GRÉ
Il termine si riferisce alla località di
Grè o Greno nel comune di Solto Collina
CLASSIFICAZIONE
Diamictite con matrice ocracea e cemento
calcitico, clasti a contorno angoloso di deposito di versante.
CARATTERI
In generale frammenti grigiastri in un
fondo grigio-giallastro.
Clasti
di 3-5 fino a 100 cm, forma irregolare e contorno angoloso o molto angoloso
con alcune cavità irregolari; comprendente dolomie locali (Dolomia
principale)
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
Appartiene al "Complesso di Poltragno"
suddiviso a sua volta nell’Unità di Poltragno e nell’Unità di Gré; comprende
depositi di versante, depositi glaciali e depositi alluvionali riferiti al
Pleistocene inferiore e medio (Jadoul et al. 2002).
ESTRAZIONE
L’affioramento occupa aree sparse presso
la sponda nord-occidentale del lago d’Iseo (monte Clemo) e attorno al corso
del fiume Borlezza e al suo delta. Le cave si trovano sul pendio montuoso
prospiciente il lago e lo sfruttamento odierno procede all’interno mediante
la creazione di vaste gallerie; i blocchi ottenibili superano sei metri
cubi.
IMPIEGO
L’utilizzo è stato imponente a partire
dal primo dopoguerra, sotto forma di lastre per il rivestimento di facciate
di edifici civili a Milano ed in altre città; le lastre erano fissate
mediante zanche metalliche e malta. Esempi significativi sono l’edificio di
via P. Rossi 52 (1926) di G. Zanini, la casa dei Giornalisti (1936) di G.
Muzio, l’ampliamento del Linificio-Canapificio (1938) e l’ampliamento di
Casa degli Atellani (1952) di P. Portaluppi. Il Ceppo di Gré è ancora molto
utilizzato: nell’ampliamento dell’Università Bocconi realizzato da Grafton
architects negli anni 2003-08, le lastre, applicate su un telaio metallico,
rivestono le facciate e sono state utilizzate anche per la pavimentazione
esterna.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale su clasti e
matrice, accumulo di deposito superficiale e possibilità di solfatazione con
formazione di croste nere nelle cavità.
CEPPO DI POLTRAGNO
Il termine si riferisce alla località di
Poltragno nel comune di Castro
CLASSIFICAZIONE
Conglomerato a supporto di matrice
(diamctite), ciottoli striati di deposito glaciale.
CARATTERI
In generale frammenti grigiastri in un
fondo grigio-giallastro.
Clasti
di 5-10 fino a 40-50 cm, forma discoidale a contorno sub-arrotondato o
arrotondato con profonde cavità; comprendente calcari neri locali e dolomie.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene al "Complesso di Poltragno"
suddiviso a sua volta nell’Unità di Poltragno e nell’Unità di Gré; comprende
depositi di versante, depositi glaciali e depositi alluvionali riferiti al
Pleistocene inferiore e medio (Jadoul et al. 2002).
ESTRAZIONE
L’affioramento occupa aree sparse presso
la sponda nord-occidentale del lago d’Iseo (monte Clemo) e attorno al corso
del fiume Borlezza e al suo delta. Le cave (ora in abbandono) si trovano a
circa 5 km dalla sponda lacustre.
IMPIEGO
Locale per pilastri e per architravi
negli edifici rurali.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale su clasti e
matrice, accumulo di deposito superficiale e possibilità di solfatazione con
formazione di croste nere nelle cavità.
MARMO DI ZANDOBBIO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (dolomia).
CARATTERI
Colore rosa, bianco con fessurazioni
caratteristiche disposte a reticolo. Componenti: dolomite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione dei "Calcari di Sedrina" (periodo Giurassico),
affiora nei primi rilievi prealpini del bergamasco (Val Cavallina).
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate in
un’area collinare a ridosso dell’abitato di Zandobbio, altre cave esistevano
presso Trescore Balneario.
IMPIEGO
Il suo impiego, diffuso fin dal periodo
rinascimentale, è concentrato a Bergamo; ne sono esempio la Cappella
Colleoni, il Palazzo Nuovo (ora Biblioteca Maj) e alcune porte della cinta
muraria. Anche in questo caso vi fu un incremento nel XX secolo a partire
dal secondo dopoguerra; ne sono esempio alcuni edifici privati di Milano.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale con accentuazione
del tipico reticolo di fessure, possibilità di solfatazione con formazione
di croste.
NERO DI BERGAMO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (Calcare - micrite).
CARATTERI
Colore nero intenso; grana molto fine,
buona compattezza. Componenti: calcite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione delle "Argilliti di Riva di Solto" (periodo
Triassico), affiora nelle Prealpi bergamasche (Val Seriana).
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate a Cene e
a Gazzaniga (Val Seriana).
IMPIEGO
Come prima riportato è praticamente
impossibile distinguere questa pietra dal Nero di Varenna. Se ne presume
l’uso nelle province orientali lombarde.
L’esempio più importante dell’architettura rinascimentale è la Cappella
Colleoni, dove fu utilizzata in piccole lastre rombiche per il rivestimento
della facciata, nei portali, in cornici e profili. Anche altre città, come
Brescia e Cremona, mostrano edifici in cui la pietra è utilizzata in
funzione del contrasto cromatico con pietre di colore chiaro.
Così come la pietra di Varenna, anche il nero di Bergamo tende a schiarire
una volta esposto all'aria.
ALTERAZIONI
Alterazione cromatica via via più
accentuata, erosione e solfatazione.
PIETRA DI SARNICO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (arenaria -
grovacca).
CARATTERI
Colore grigio o giallastro; grana fine,
compattezza buona. Componenti: quarzo, muscovite con cemento calcitico
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene, così come la pietra Molera,
ai sedimenti torbiditici calcareo-arenacei del Flysch Cretacico lombardo, in
particolare alla formazione omonima (Santoniano inf. - Turoniano). Gli
affioramenti sono compresi fra Sotto il Monte, Bergamo e la parte
meridionale del lago d'Iseo.
ESTRAZIONE
Le cave più importanti sono ubicate nel
monte che sovrasta l'abitato di Sarnico e nelle colline tra Paratico e
Capriolo (provincia di Brescia); altre cave erano ubicate sul monte Canto
presso Mapello. Le bancate hanno spessore compreso fra 0,3 e 3 metri.
Nell’area della città di Bergamo, le cave principali (Castagneta) erano
aperte nella "Arenaria di Sarnico", ma affiorano anche le arenarie del
"Flysch di Bergamo".
IMPIEGO
L’impiego è stato notevole nella città di
Bergamo soprattutto nel Medioevo: ad esempio i conci delle chiese di Santa
Maria Maggiore e Sant’Agostino, il Palazzo della Ragione e la Torre del
Gomito. Molto numerosi sono anche gli edifici, in tutta la zona in
prossimità delle cave, ove la pietra è utilizzata sia come concio per
muratura sia come elemento decorativo. Ancora nel XIX secolo l’arenaria fu
usata per il rivestimento del piano terreno dell’Accademia Carrara (arch.
Simone Elia, 1810).
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione e esfoliazione, possibilità di solfatazione con formazione di
croste.
ROSSO DI ENTRATICO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare –
biomicrite)
CARATTERI
Colore rosso con varie sfumature, sono
presenti venature di calcite spatica. Componenti: calcite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
La bassa Val Cavallina è caratterizzata
dalla presenza di una sinclinale che interessa le formazioni del Giurassico
("Rosso Ammonitico" e "Formazione di Zandobbio") e del Cretacico ("Sass de
la luna" e "Arenaria di Sarnico"). Il Rosso ammonitico, riferito al Lias
superiore (Aaleniano-Toarciano), è caratterizzato da calcari nodulari rossi,
calcilutiti e marne rosse silicifere; in particolare a Entratico affiorano i
calcari nodulari del Toarciano.
ESTRAZIONE
Le cave erano ubicate
in una piccola valle a Sud dell’abitato di Entratico; la zona di cava si
raggiunge da via "della Vena", un toponimo che richiama l’ampiezza limitata
dell’affioramento. Gli strati hanno maggior spessore al tetto, ma mai
superiore a 30 cm e talvolta di soli 10 cm; essi sono separati da sottili
interstrati marnosi e sono disposti a franapoggio, con immersione a Nord.
IMPIEGO
L’intenso colore rosso favorì l’impiego
locale, probabilmente come alternativa al Rosso Ammonitico: ad esempio la
facciata della cappella Colleoni di Bergamo dove il rosso in lastre rombiche
è associato al nero e al marmo bianco di Candoglia.
ALTERAZIONI
L’erosione causata dalla acque meteoriche
è il fenomeno più importante per il degrado di questa pietra, ma non si
possono trascurare l’alterazione cromatica verso un colore sempre più chiaro
e la scagliatura favorita dalla struttura nodulare.
ALTRI MATERIALI DELLA PROVINCIA
ABBAZIA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare - micrite).
CARATTERI
Grana fine, colore grigio-bruno con
spiccate venature, corte, irregolari; facilmente lucidabile. Componenti:
calcite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione del "Calcare di Zu" riferita al Retico
(Triassico superiore), affiora nella media Val Seriana.
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate
alla testata della valle del Lujo (val Seriana), qualche chilometro a monte
della frazione di Abbazia (Albino) sulla strada per Gaverina Terme.
IMPIEGO
Fu utilizzato a partire dalla fine del
XIX secolo per rivestimenti con lastre o per elementi da interno. Ad esempio
il rivestimento dei vani scala del fabbricato viaggiatori della Stazione
Centrale di Milano (progetto 1912, realizzazione 1931) o le colonne della
chiesa del Sacro Volto (1936). Localmente l’impiego è molto più antico
(monastero cistercense di Abbazia, sec. XII) sia come pietra da costruzione
che come pietra da decorazione.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale e possibilità di
solfatazione, alterazione cromatica.
DEPOSITI MORENICI
Si veda quanto riportato alla voce
omonima nella provincia di Varese.
Esempio:
Abbazia Monastero cistercense (XII
sec.).
PIETRA DI CREDARO
Roccia sedimentaria clastica (arenaria) costituita da quarzo e muscovite con
cemento calcitico. Colore bruno più o meno chiaro. Appartiene alla
formazione "Flysch di Bergamo" (Cretacico superiore) che comprende anche
livelli calcarei. Le cave sono ubicate nell’area collinare a sud
dell’abitato omonimo. Ha avuto impiego locale come materiale da costruzione;
è stata utilizzata "faccia vista" da G. Sommaruga per la villa Faccanoni di
Sarnico (1912) e da M. Piacentini per la Torre dei Caduti a Bergamo (1921).
Attualmente è ancora utilizzata nell’edilizia privata.
VOLPINITE
Roccia sedimentaria evaporitica
costituita da anidrite (solfato di calcio anidro). Colore grigio quasi
uniforme, simile al marmo bardiglio. Appartiene a corpi lenticolari presenti
nella formazione della "Carniola di Bovegno" dell’Anisico inferiore -
Scitico superiore (Triassico). La cava principale era ubicata a Costa
Volpino nella bassa Val Camonica. È stata impiegata come materiale da
decorazione: ad esempio nel protiro meridionale della chiesa di Santa Maria
Maggiore a Bergamo (1360).
PROVINCIA DI BRESCIA
Tra i molti litotipi di varia origine qui
disponibili spiccano i calcari compatti sia per le quantità utilizzate sia
per il lunghissimo periodo cronologico del loro uso in architettura.
BOTTICINO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare -
intramicrite).
CARATTERI
Colore bianco; grana fine con sottili
venature calcitiche, compattezza notevole. Componenti: calcite, dolomite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria delle
Alpi meridionali; formazione "Corna" (Giurassico inferiore), affiora nella
prima fascia collinare a Nord-est di Brescia.
ESTRAZIONE
Le cave principali, tuttora attive, sono
ubicate nella zona di Botticino Mattina e dell'altopiano di Serle
interessando un areale molto vasto. Anche da Mazzano, pochi chilometri a
oriente di Botticino, proviene un materiale molto simile.
IMPIEGO
L'impiego del Botticino è stato massiccio
soprattutto nella città di Brescia: in epoca romana (Capitolium, Basilica),
nel periodo rinascimentale (Santa Maria dei Miracoli, Loggia, Monte di
Pietà), nel Seicento (Duomo), nel Settecento (Biblioteca Queriniana) e
nell’Ottocento (Cimitero, San Nazaro, San Clemente, Teatro).
La pietra fu abbondantemente impiegata anche nelle città della pianura
Padana: Cremona (Duomo e Battistero, Palazzo Comunale, Sant’Agata); Mantova
(San Sebastiano, San Barnaba). Di minore importanza l'impiego a Bergamo
(facciata del Duomo - secolo XIX), a Milano (Cimitero Monumentale - secolo
XIX), a Roma (Altare della Patria, Tempio Israelitico, cortile del Palazzo
di Giustizia - secolo XX). Nel XX secolo fu inoltre ampiamente utilizzato
nell’edilizia privata e civile: ad esempio per il rivestimento dei
padiglioni del nuovo Ospedale Maggiore di Milano (1932-39).
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste, leggera
alterazione cromatica.
OCCHIADINO
Generalmente il termine "occhiadino" si
applica agli gneiss; in questo caso il termina fa probabilmente riferimento
all’aspetto superficiale del litotipo.
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare - micrite).
CARATTERI
Colore grigio scuro con marezzature
bianche, grana fine. Sono presenti strutture algali, venature riempite da
calcite micritica, cavità riempite da calcite spatica, strutture arcuate
costituite da calcite fibrosa. Componenti: calcite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Nella serie sedimentaria delle Prealpi
centrali è presente una formazione di limitato spessore riferita al
Triassico superiore (Carnico). Si tratta del Calcare Metallifero, che nella
media Val Camonica, raggiunge uno spessore di circa 80 m. E’ costituito da
calcari e calcari dolomitici di colore da grigio a nerastro con piccoli
agglomerati di calcite; la stratificazione è ben definita con spessori di
circa 50 cm. Il calcare Metallifero è presente anche in Val Seriana e Val
Brembana con uno spessore variabile da 50 a 100 metri.
ESTRAZIONE
Non si conosce ancora
con esattezza l’ubicazione delle cave, probabilmente di modeste dimensioni.
Secondo quanto riportato dagli Autori la pietra sarebbe stata cavata da
Cividate Camuno fino a Cerveno in Val Camonica. Nella media Val Seriana sono
segnalate le cave di Valzurio.
È
stato segnalato anche l’Occhiadino di Varenna, ma non si può nemmeno capire
se questo fosse una varietà particolare del Nero prima descritto oppure se
avesse una sua peculiare caratteristica; in ogni caso non è stato possibile
reperire, a Varenna, un materiale simile a quello usato nei manufatti.
IMPIEGO
L’uso negli altari del XVIII secolo è
certamente il più significativo: con l’Occhiadino si realizzarono balaustre,
cornici, modanature, fregi, rivestimenti. L’uso in esterno è limitato alla
Val Camonica: ad esempio San Salvatore di Breno.
ALTERAZIONI
La struttura irregolare favorisce
l’erosione differenziale e, inoltre, è molto evidente l’alterazione
cromatica. Negli usi all’interno mantiene invece le ottime caratteristiche
raggiunte con la lucidatura.
PIETRA SIMONA
Il termine proviene, probabilmente, dalla
località "Simoni di Gorzone" frazione del comune di Darfo (Val Camonica),
dove erano aperte alcune cave.
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (arenaria -
grovacca).
CARATTERI
Colore viola; grana fine, struttura
laminata con "budellature" dovute all'azione di organismi limivori nel
sedimento ancora fresco. Componenti: quarzo e muscovite con cemento
argilloso-ematitico.
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
Costituisce un membro della formazione
del "Conglomerato del Dosso dei Galli" (periodo Permiano), affiora nella
media valle Camonica (versante destro).
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate presso
l'abitato di Darfo.
IMPIEGO
Utilizzata localmente fin dall’epoca
romana per stele e are; in seguito fu utilizzata nelle finestre e nei
portali (stipiti, architravi). Al di fuori dell’ambito locale, il suo
impiego fu finalizzato ad ottenere particolari effetti cromatici in
contrasto con altri materiali, così come le altre pietre colorate prima
descritte. Come esempio si citano le cornici e le modanature nella chiesa
della Certosa di Pavia, le decorazioni del rosone nella cappella Colleoni in
Bergamo. Alla fine dell'Ottocento fu molto utilizzata nell’architettura e
nella scultura funeraria: l’esempio più significativo è l’edicola
Besenzanica, opera dello scultore Butti nel Cimitero Monumentale di Milano.
ALTERAZIONI
Esfoliazione in corrispondenza delle
budellature.
ALTRI MATERIALI DELLA
PROVINCIA
BRECCIA AURORA
Breccia con colore di fondo bruno chiaro
e venature irregolari di colore marrone scuro e bianco . La composizione è
calcarea in quanto appartiene alla medesima formazione della pietra di
Botticino ("Corna" - Giurassico inferiore, Hettangiano). Le cave erano
ubicate a monte dell’abitato di Paitone, sulla strada che da Brescia va a
Salò. L’impiego si è sviluppato nel XX secolo per pavimenti, soglie e
rivestimenti.
DEPOSITI MORENICI
Si veda quanto riportato alla voce
omonima nella provincia di Varese.
Esempio:
Cemmo S.Siro (XI secolo, campanile
XV).
MEDOLO
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria (calcare più o meno
marnoso).
CARATTERI
Colore chiaro; grana fine. Componenti:
calcite con raro quarzo.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene all’omonima formazione
(Giurassico, Domeriano) a stratificazione evidente con intercalazioni di
marne, talora con liste e noduli di selce; affiora a Brescia nel Colle
Cidneo e nella prima fascia collinare a Nord-est di Brescia (S.Eufemia).
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate in città
di Brescia o a Sant’Eufemia.
IMPIEGO
E’ prevalentemente locale e specialmente
nelle murature, grazie al ridotto spessore degli strati che consente di
ottenere conci lunghi e sottili .
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste, leggera
alterazione cromatica.
MARMO DI VEZZA
D'OGLIO
CLASSIFICAZIONE
Roccia metamorfica (marmo).
CARATTERI
Colore biancastro; grana medio-fine,
compattezza ottima. Componenti: calcite con raro quarzo.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene a lenti marmoree intercalate
nei paragneiss del Basamento austro-alpino, disposte con direzione
Est-Ovest.
ESTRAZIONE
Le cave principali erano ubicate a monte
dell’abitato di Vezza d’Oglio (Val Camonica).
IMPIEGO
E’ prevalentemente locale, ma ben
documentato nel corso del tempo. Ad esempio: gli elementi scultorei del
portale di S. Siro (sec. XI) a Cemmo, una parte dell'arco del portale di S.
Antonio (1334-59) a Breno, gli stipiti del portale di S.Martino (1584) a
Vezza d'Oglio, gli inserti nelle colonne del portale di S. Salvatore (sec.
XVII) a Breno, i plinti del protiro del fianco destro di S. Martino (1786) a
Vezza d'Oglio.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
disgregazione e polverizzazione, possibilità di solfatazione con formazione
di croste.
PORFIDO DELLA VALCAMONICA
Porfido quarzifero di colore rosso,
violetto o verdastro con fenocristalli di plagioclasio e quarzo. Appartiene
alla formazione delle Vulcaniti di Auccia riferita al Permiano inferiore con
cave a Bienno sul versante sinistro della valle, tra Darfo e Breno.
L’utilizzo fu saltuario, in epoca antica, sfruttando blocchi trasportati a
valle da ghiacciai e torrenti, come dimostrano alcuni elementi
architettonici romani conservati nel Museo di Cividate Camuno (Brescia).
Solo nel XX secolo, con l’apertura di vere e proprie cave, il porfido fu
utilizzato sia per pavimenti sia per rivestimenti; l’impiego più recente è
quello nelle uscite delle stazioni urbane del Passante Ferroviario milanese.
Nel periodo tra le due guerre mondiali fu anche utilizzato il cosiddetto
"porfido di Predazzo", materiale molto simile sia strutturalmente che
cromaticamente e quindi poco distinguibile dall’altro all’osservazione
macroscopica.
TONALITE
CLASSIFICAZIONE
Roccia magmatica (diorite)
CARATTERI
Colore bianco con punteggiatura scura,
composta da: plagioclasio, quarzo, anfibolo, biotite.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene al grande plutone terziario
dell’Adamello costituito anche da granodioriti. Il plutone, intruso nelle
rocce del Basamento cristallino, affiora nell’alta Val Camonica (passo del
Tonale) ed è delimitato dalla linea Insubrica a Nord e dalla linea delle
Giudicarie a Est.
ESTRAZIONE
Per ricavare il materiale da costruzione
erano spesso utilizzati i grandi massi presenti negli alvei fluviali e nei
depositi di versante.
IMPIEGO
Limitato alle costruzioni della Val
Camonica come conci per muratura, ad esempio: la chiesa di S. Siro (sec. XI)
a Cemmo, la torre (sec. XIII) di Cividate Camuno, la torre di S. Antonio
(1334-59) e il protiro di S. Giovanni B. (1532) a Edolo il protiro del
fianco destro di S. Martino (1786) a Vezza d’Oglio, i pilastri della Villa
Gheza (1934) a Breno.
ALTERAZIONI
Scagliatura.
VERRUCANO LOMBARDO
Il termine Verrucano fu impiegato per la
prima volta per indicare una serie permo-triassica di rocce metamorfiche
(filladi, quarziti) e clastiche (conglomerati e brecce) di colore rossastro
che costituisce il gruppo del Monte Pisano tra Pisa e Lucca (Toscana); il
monte Verruca è situato nella parte meridionale di questo gruppo montuoso.
Lo stesso termine fu scelto per indicare una formazione permiana di rocce
clastiche rossastre alla base della serie sedimentaria delle Prealpi
lombarde.
CLASSIFICAZIONE
Conglomerato di ambiente fluviale
(braided streams) a supporto di matrice con litoareniti e siltiti, matrice
arenacea, cemento argilloso. Stratificazione massiccia (50-50 cm).
CARATTERI
Fondo rossastro o purpureo con clasti
bianchi o rosati. Clasti sferici o allungati (0.5-5.0 to 20-30 cm); bordi da
sub-angolosi a sub-arrotondati. Composizione: quarzo e porfido quarzifero,
scisti; matrice con quarzo, feldspati, rocce vulcaniche e miche.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Formazione "Verrucano Lombardo" (Permiano
superiore)(Assereto et al. 1965)
ESTRAZIONE
L’affioramento interessa la fascia
prealpina dalla Valsàssina (Lecco) alla Val Camonica e dalla Val Camonica
alle Valli Giudicarie (Trento). Le cave erano sparse nell’area tra il corso
del fiume Oglio (versante orientale della Val Camonica) e il corso del fiume
Sarca (versante occidentale delle Valli Giudicarie). In molti casi erano
lavorati direttamente i blocchi caduti dalle pareti rocciose.
IMPIEGO
In epoca romana se ne conosce l’impiego
per piccole are; in epoca medievale come pietra da costruzione in edifici
rurali o nelle carreggiate stradali per le ruote dei carri e per i gradini
di scalinate o mulattiere (lastre di qualche centimetro di spessore).
L’impiego aumentò considerevolmente nella prima metà del XX secolo, quando
conci squadrati furono utilizzati per basamenti o per pilastri in numerose
città lombarde.
ALTERAZIONI
Scagliatura che porta alla perdita di
materiale.
PROVINCIA DI PAVIA
Le formazioni geologiche dell’Appennino
non hanno fornito pietre di qualità, solo la vicinanza alla città di Pavia
ha favorito l’uso delle arenarie.
ARENARIA PAVESE
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria clastica (arenaria –
grovacca).
CARATTERI
Colore giallastro; grana fine; scarsa
durevolezza. Componenti: quarzo e muscovite con cemento calcitico.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla serie sedimentaria
dell’Appennino; formazione "Arenarie di monte Arzolo" (Miocene), affiora
nella prima fascia collinare appenninica a Sud di Pavia.
ESTRAZIONE
Le cave, tutte di modeste dimensioni,
erano ubicate nella zona fra Casteggio e Broni.
IMPIEGO
L'impiego dell'arenaria è esclusivo della
provincia di Pavia. In città costituì il più importante materiale da
costruzione insieme con il laterizio: ad esempio le chiese romaniche di San
Michele, San Pietro in Ciel d'Oro, Santa Maria in Betlem e Santo Stefano.
Nei secoli successivi l’impiego si ridusse notevolmente.
ALTERAZIONI
Erosione superficiale fino a
esfoliazione, possibilità di solfatazione con formazione di croste.
PIEMONTE
SIENITE DELLA BALMA
CLASSIFICAZIONE
Roccia magmatica intrusiva (sienite)
CARATTERI
Colore violetto più o meno scuro con
punteggiatura nera, grana medio-fine. Componenti: feldspato potassico,
plagioclasio (30-35% anortite), quarzo, anfibolo (orneblenda), biotite,
pirosseno (augite).
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
Appartiene ad un plutone tardo-alpino
(Oligocene) connesso ad un’attività magmatica diffusa nel settore interno
della catena alpina. Le rocce incassanti appartengono alla zona Sesia-Lanzo
(rocce metamorfiche, soprattutto micascisti) e costituiscono il basamento
prealpino. I litotipi presenti sono: graniti "porfirici" (monzograniti),
sieniti (coltivate come pietra da costruzione), monzoniti, apliti e dicchi.
ESTRAZIONE
Il plutone ha un’estensione di circa 35
km quadrati, ha forma ellissoidale ed occupa la media valle del Cervo
(Biella). La cava principale era ubicata presso l’abitato di Balma, sulla
riva destra del torrente Cervo. Attualmente è ancora coltivata una cava nel
territorio di San Paolo Cervo sulla strada che porta al Santuario di San
Giovanni.
IMPIEGO
Dapprima limitato agli edifici del
circondario (Santuario di San Giovanni, sec. XVII), l’impiego si è poi
esteso a tutto il territorio italiano soprattutto a partire dal XX secolo. A
Milano è stata molto utilizzata in lastre lucidate per il rivestimento delle
facciate di edifici di civile abitazione.
ALTERAZIONI
Scagliatura.
VENETO
PIETRA DI VERONA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria calcarea
(biomicrite).
CARATTERI
Colore rosso o bianco o giallo; grana
fine, stratificazione sottile accompagnata da minuscoli livelli argillosi,
struttura nodulare dovuta alla presenza di "noduli" calcarei micritici,
matrice calcitica ricca di ematite (colore più scuro) e frazione argillosa
illitica, presenza di gusci di Ammoniti e di frammenti di gusci di bivalvi.
Componenti: calcite.
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
Appartiene alla formazione del "Rosso
ammonitico" (periodo Giurassico) che affiora nella fascia prealpina a
oriente del lago di Garda (Valpolicella, Monti Lessini). Si distinguono:
Nembro rosato (alla base), Broccatello, Biancone, Verdello, Giallo Torri,
Rosa Corallo.
ESTRAZIONE
Le cave principali, ancora attive, sono
ubicate presso Verona (S. Ambrogio di Valpolicella, Domegliara). Materiali
simili si cavano presso Trento (bianco e rosso Pila) e sull’altipiano di
Asiago (Rosso Magnaboschi).
IMPIEGO
L'impiego di questa pietra è documentato
fin dall'epoca romana. In Lombardia è stata utilizzata in funzione del suo
colore e della lucidabilità (chiesa della Certosa di Pavia, cappella
Colleoni); diffusa a Cremona (portale del Duomo, Battistero, Palazzo
Comunale, Cittanova, Raimondi); a Mantova (Palazzo Ducale, S. Andrea,
Duomo. Nell'Ottocento è stata impiegata nella Galleria Vittorio Emanuele e
nella pavimentazione dei portici di piazza del Duomo a Milano.
ALTERAZIONI
Alterazione cromatica, crosta,
degradazione differenziale, erosione, scagliatura.
PIETRA DI VICENZA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria calcarea (biosparite)
CARATTERI
Colore bianco, giallastro, grana media,
stratificazione massiccia. Componenti: calcite
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla formazione delle
"Calcareniti di Castelgomberto" dell'Eocene ed è caratterizzata da sedimenti
di scogliera ricchi di gusci frammentati di microfossili.
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate nella parte
Nord-Orientale dei Monti Berici. Si distinguono la pietra di Vicenza
tenera e fossilifera (Ostrea, alghe calcaree Lithothamnion)
cavata a Costozza e San Gottardo; la pietra di Nanto con una cospicua
frazione argillosa (montmorillonite) e scarsi fossili, cavata a Nanto e San
Germano.
IMPIEGO
L'impiego è documentato da stele ed
elementi architettonici romani. In epoche successive si ricordano, a Milano,
le decorazioni del coronamento della facciata del teatro alla Scala e della
Villa Reale e le decorazioni della Galleria Vittorio Emanuele.
ALTERAZIONI
Crosta, esfoliazione, erosione.
TRACHITE EUGANEA
CLASSIFICAZIONE
Roccia magmatica vulcanica (trachite).
CARATTERI
Colore grigio più o meno scuro con
piccole macchie biancastre e minutissime lamine nerastre; talvolta con
variegature brune (nome commerciale "Calda variegata"). Componenti:
feldspato potassico (sia nei fenocristalli sia nella massa di fondo),
plagioclasio, biotite, orneblenda.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
I Colli Euganei costituiscono un
distretto della cosiddetta "Provincia magmatica terziaria" del Veneto
occidentale: il distretto, riferito all’Oligocene, è l’unico con
manifestazioni di natura acida. Oltre alle trachiti sono presenti inoltre
rioliti persiliciche e latiti; intercalati alle rocce vulcaniche affiorano
anche il "Biancone" del Giurassico-Cretacico e la "Scaglia rossa" del
Cretacico-Eocene.
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate in numerose località
dei Colli Euganei (Padova): monte Rosso, Montemerlo, monte Lonzina (le più
vicine alla città di Padova), Monselice, Zovon di Vo. Diverse varietà
vengono distinte commercialmente a seconda della cava di provenienza.
IMPIEGO
Fu utilizzata in epoca romana per le
pavimentazioni stradali, grazie all’ottima resistenza meccanica, o per da
muratura. Conci e fusti di colonne vennero riutilizzati nell’architettura
romanica del XIII secolo L’impiego è ripreso solo nel XX secolo, dagli anni
Trenta ai Sessanta, soprattutto in lastre per i rivestimenti esterni di
edifici privati.
ALTERAZIONI
Disgregazione, scagliatura.
FRIULI-VENEZIA GIULIA
PIETRA DI AURISINA
CLASSIFICAZIONE
Roccia sedimentaria calcarea (biosparite)
CARATTERI
Colore grigio, biancastro con
punteggiatura scura o macchie bianche, grana fine, resti fossili evidenti,
stratificazione massiccia.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Appartiene alla formazione dei "Calcari
di Monte San Michele" (Cretacico superiore), caratterizzata da sedimenti di
scogliera ricchi di gusci di molluschi Lamellibranchi (Rudiste) sia
interi che finemente frammentati.
ESTRAZIONE
Le cave sono ubicate presso l’abitato di
Aurisina (Nabrežina) nella parte Occidentale del Carso in provincia di
Trieste. Oltre che nel periodo romano, l’attività proseguì anche nel tardo
Medioevo. La diversa granulometria dei frammenti fossili dà luogo alle
varietà commerciate con i nomi di: Aurisina fiorito, Aurisina granitello,
Roman stone.
IMPIEGO
L'impiego è documentato da stele ed
elementi architettonici romani (torre del Carrobio). L’uso documentato a
Como (Tempio Voltiano, 1928) è forse il primo nell’era moderna in Lombardia.
Sempre a Como fu poi costruito, su disegno di Antonio Sant’Elia, il
Monumento ai caduti (1933) utilizzando ancora la pietra di Aurisina per il
rivestimento di tutta la struttura.
ALTERAZIONI
Crosta, erosione.