La commissione Beni Culturali-NORMAL ha
pubblicato, nel 1998, la Norma UNI 10739 riguardante i termini e le
definizioni relativi ai materiali ceramici ed alle tecnologie connesse
alla loro preparazione.
PREPARAZIONE DELL'IMPASTO
IMPASTO
Porzione strutturale di un manufatto ceramico; oppure miscela di argille, ed
eventualmente materiali non plastici, idonea ad essere lavorata per
l'ottenimento di un prodotto ceramico. L'impasto si definisce semplice se
costituito da una sola argilla, composto se costituito da più materie prime.
L'impasto può essere allo stato secco, plastico o fluido (barbottina), in
funzione della tecnica di foggiatura adottata.
L'impasto è costituito in modo che i suoi componenti sviluppino tutte le
funzioni richieste dal processo di lavorazione ceramica, in crudo e durante
la cottura. In crudo, i minerali argillosi sviluppano l'azione legante,
mentre tutti gli altri componenti minerali (quarzo, feldspati, carbonati) e
la chamotte diminuiscono la plasticità e fungono da scheletro. L'azione
legante in cotto è sviluppata ancora dai minerali argillosi, eventualmente
insieme ai carbonati e, negli impasti dove si sviluppa una fase fusa, ai
feldspati. La funzione di scheletro, durante la cottura, è sviluppata dai
componenti meno reattivi, generalmente costituiti da quarzo e chamotte. La
stessa funzione è sviluppata anche dai feldspati nel caso di cotture al di
sotto di circa 1000°C, e i carbonati per temperature inferiori a circa
750°C. Infine, nei materiali cotti alle più alte temperature e ricchi di
fase vetrosa, lo scheletro è rappresentato anche dalle fasi cristalline di
neo-formazione come la mullite.
PLASTICITA'
Caratteristica degli impasti che consiste nella possibilità di essere
deformarti, in crudo, senza rompersi e mantenendo la forma acquisita anche
dopo l'eliminazione della sollecitazione meccanica che ha provocato la
deformazione. I minerali argillosi, in presenza di adeguata quantità
d'acqua, sono i componenti maggiormente in grado di impartire plasticità.
SCHELETRO
Componente di un impasto ceramico scarsamente reattivo durante la cottura.
Materiali tipici che costituiscono lo scheletro sono: quarzo, feldspati,
miche, chamotte. Lo scheletro rappresenta la frazione più grossolana
dell'impasto e comprende la frazione detritica dell'argilla e l'eventuale
sgrassante aggiunto, non comprende invece eventuali noduli argillosi
(argillaceous rock fragments ARF, bonherz).
SGRASSANTE
Materia prima o componente mineralogico degli impasti che ha la funzione di
diminuire la plasticità. Tutti i minerali non argillosi e le materie prime
povere di componente argillosa sono adatti a svolgere questa funzione. Gli
sgrassanti più comuni sono rappresentati da sabbie ricche di quarzo e da
chamotte.
FOGGIATURA
FOGGIATURA
Insieme delle operazioni necessarie a dar forma all'oggetto. L'impasto da
foggiare può trovarsi allo stato secco, plastico o di sospensione acquosa.
La forma può essere data direttamente dalle mani del foggiatore
(modellazione plastica) o essere ottenuta con l'ausilio di stampi
(stampatura, colaggio, pressatura), sagome (calibri, filiere) o strumenti in
genere. Alcuni tipi di foggiatura richiedono l'ausilio di apposite macchine
(tornio, pressa, trafila).
Il raggiungimento della forma desiderata può richiedere la realizzazione
separata di singole parti (es. colombini, lastre) e il loro successivo
assemblaggio. Sono anche possibili tecniche miste come ad esempio la
foggiatura a stampo su ruota.
TORNIO
Macchina utilizzata per la foggiatura di una massa plastica alla quale
imprime un movimento di rotazione.
Esistono due tipi di tornio: semplice e composito. Il tornio semplice è un
disco che può ruotare, infulcrato centralmente, messo in movimento dal
vasaio stesso o da un aiutante. La ruota può presentare una cavità al centro
della sua faccia inferiore e ruotare su un perno fisso oppure il perno può
sporgere dalla faccia inferiore della ruota stessa e girare in una sede
fissa. Nel tornio composito il movimento rotatorio viene trasmesso al disco
su cui si foggia (girella) da un altro dispositivo, generalmente costituito
da un altro disco coassiale, situato inferiormente e messo in rotazione a
piede.
TORNIO (FOGGIATURA AL)
Foggiatura allo stato plastico per la realizzazione di forme a sezione
circolare. Prevede l'uso di un tornio su cui la palla d'argilla viene
gettata e foggiata, con mani e strumenti, quando il tornio è in rotazione.
L'opposizione tra la forza centrifuga e la pressione delle mani fa salire la
parete del vaso. Se sul tornio è fissato uno stampo, una parte della forma
sarà determinata da quest'ultimo e l'altra dalle mani del foggiatore.
ESSICCAMENTO
ESSICCAMENTO
Processo di rimozione, per evaporazione, dell'acqua non combinata da una
materia prima ceramica o da un prodotto ceramico. Si dice naturale se
avviene per semplice evaporazione all'aria e forzato se condotto per mezzo
di un riscaldamento a bassa temperatura.
RITIRO
Diminuzione delle dimensioni che l'oggetto foggiato subisce durante le fasi
di lavorazione successive. Si può distinguere tra il ritiro in essiccamento
(o in crudo), conseguente all'allontanamento dell'acqua di lavorazione, e il
ritiro in cotto, conseguente alle trasformazioni avvenute durante la
cottura.
COTTURA
ATMOSFERA DI COTTURA
Miscela di gas e fumi che circondano i prodotti durante la cottura.
ATMOSFERA OSSIDANTE
Atmosfera in cui la presenza di ossigeno in eccesso determina un'azione
ossidante nei confronti del materiale durante la cottura. In particolare
favorisce la formazione di ossido ferrico di colore rosso.
ATMOSFERA RIDUCENTE
Atmosfera povera di ossigeno che determina la riduzione dei composti
ossidati presenti nei materiali in cottura. Un'atmosfera riducente contiene
in genere ossido di carbonio, carbone (sotto forma di fumo), idrogeno e
anidride solforosa. In particolare favorisce la formazione di ossido ferroso
di colore nerastro.
COTTURA
Trattamento termico che provoca trasformazioni chimico-fisiche
irreversibili, necessarie ad ottenere i requisiti estetici e di resistenza
meccanica e chimica desiderati, sia per quanto riguarda l'impasto che,
eventualmente, rivestimenti e decorazioni.
Se mediante un'unica cottura si raggiunge il consolidamento di impasto e
rivestimento si parla di monocottura; quando l'impasto è sottoposto a una
prima cottura, a cui segue l'applicazione di un rivestimento e quindi una
seconda cottura si parla di bicottura.
La cottura può essere effettuata a cielo aperto o all'interno di una
struttura chiusa, fissa o temporanea (forno).
RIVESTIMENTI
INGOBBIO
Rivestimento opaco, mat, poroso, in genere cristallino oppure amorfo, poco o
non greificato, di varia colorazione. La sua composizione può essere
argillosa o silicea, conforme al tipo di impasto su cui è applicato.
L'ingobbio ha la funzione estetica di nascondere il colore dell'impasto,
mentre per la impermeabilizzazione è necessaria l'applicazione successiva di
un rivestimento vetroso. L'ingobbio, applicato quando l'oggetto è allo stato
di durezza cuoio, può essere lucidato e in questo caso conserva le tracce
del trattamento subito.
PATINA CERAMICA
Rivestimento opaco, più o meno lucido, di spessore sottile e almeno in parte
greificato. La materia prima è rappresentata dalla frazione più fine di
argille illitiche, separata per sedimentazione.
RIVESTIMENTO
Sottile strato di materiale che ricopre l'impasto. Può essere di natura
vetrosa (vetrina, smalto) o avere caratteristiche simili agli impasti
ceramici (ingobbio, patina) oppure essere a freddo.
Componenti fondamentali dei rivestimenti vetrosi sono: la silice,
indispensabile per ottenere un vetro, i fondenti (es: composti del piombo o
dei metalli alcalini) e gli stabilizzanti (es: composti degli alcalino
terrosi e allumina). Possono essere aggiunte anche sostanze coloranti e/o
opacificanti.
L'applicazione del rivestimento può avvenire sull'oggetto ancora crudo,
parzialmente essiccato, o durante la cottura (salatura), o sul cotto, sia
poroso che compatto. Il materiale di rivestimento può essere applicato per
spolveramento, allo stato secco, o allo stato di sospensione acquosa per
aspersione, immersione, pennellatura o spruzzatura.
Talvolta vengono applicate sulla superficie solo delle sostanze fondenti che
reagiscono in cottura con l'impasto, portando alla formazione di un
rivestimento vetroso.
SMALTO
Rivestimento vetroso opaco. La sua opacità è causata da una fitta
sospensione di particelle aventi indice di rifrazione diverso da quello
della massa vetrosa in cui sono disperse. Svolgono funzione opacizzante gli
ossidi di stagno, zirconio, arsenico, antimonio, titanio.
Se lo smalto presenta cristalli ben visibili a occhio nudo si definisce
cristallizzato.
VETRINA
Rivestimento vetroso trasparente, incolore o colorato. Può essere applicata
direttamente sull'impasto o su ingobbio o su smalto.
DECORAZIONE
Intervento a finalità estetica non
influente sulla forma dell'oggetto nelle sue linee essenziali. Può attuarsi
in qualunque fase del processo produttivo. Infatti già intervenendo sulla
composizione di impasti e rivestimenti si possono predeterminare particolari
effetti decorativi, così come l'operazione di foggiatura può portare,
contemporaneamente alla realizzazione della forma, anche alla creazione di
elementi ornamentali. Ma è soprattutto nelle fasi successive alla foggiatura
che si apre un ampio ventaglio di possibilità decorative, intervenendo sulla
superficie dell'oggetto, sia asportando materiale che applicando materiale.
Quest'ultimo caso comprende molti tipi di decorazione il cui risultato
finale dipende dal tipo di materiale applicato, dallo stato e tipo di
superficie su cui si interviene e dalla tecnica di applicazione adottata.
PRODOTTI
BISCOTTO
Prodotto semilavorato che ha subìto una prima cottura (biscottatura) in
preparazione dell'applicazione del rivestimento. La temperatura di
biscottatura può essere inferiore a quella della successiva cottura del
rivestimento, come nella lavorazione della porcellana e del gres, oppure
superiore, come in genere nella produzione della maiolica. La temperatura di
biscottatura è compresa fra 850°C e 1000°C.
BISCUIT
Prodotto in porcellana senza rivestimento.
BONE CHINA
Tipologia di porcellana tenera, prodotta con un impasto che contiene almeno
il 25% e fino al 50% di cenere d'ossa. Inventata in Inghilterra nella prima
metà del XVIII secolo, è diffusa praticamente solo nel mondo anglosassone.
CHAMOTTE
Materiale ceramico privo di rivestimento vetroso, anche di scarto,
appositamente macinato oppure cotto direttamente in piccola pezzatura. Viene
introdotta negli impasti ceramici con funzioni di sgrassante e inerte.
DEGOURDI
Indica il biscotto della porcellana.
FAENZA
Termine ormai desueto per indicare un materiale ceramico ad impasto poroso,
colorato, per lo più raffinato e valorizzato dall'applicazione di un
rivestimento (faenze ingobbiate, faenze con vetrina e faenze smaltate).
FAENZA SILICEA
Prodotto ceramico a impasto poroso, bianco o colorato, a composizione
prevalentemente silicea, con rivestimento vetroso ed eventualmente ingobbio
siliceo sotto vetrina.
GRES
Tipologia ceramica a corpo compatto, cioè dotato di porosità praticamente
nulla, conseguente alla presenza di una componente vetrosa in quantità
dell'ordine del 40-50%. Il colore può variare moltissimo, ma in ogni caso il
prodotto può essere utilizzato senza o con rivestimento rappresentato da uno
smalto o da una vetrina applicati in crudo o in cotto.
MAIOLICA
Tipologia di ceramica ad impasto poroso, colorato, raffinato ed avente quale
caratteristica peculiare la presenza di uno smalto. Possono essere presenti
anche uno strato di ingobbio sotto lo smalto e/o uno strato di vetrina sopra
lo smalto. Quest'ultima valorizza gli effetti estetici dello smalto e della
decorazione sotto la vetrina.
La fabbricazione della maiolica prevede almeno due cotture. La prima,
denominata biscottatura, è attualmente eseguita ad una temperatura imtorno
ai 950°C; la seconda, destinata alla maturazione del rivestimento, è
eseguita ad una temperatura leggermente inferiore (circa 920°C).
PORCELLANA
Prodotto ceramico compatto, bianco e a volte traslucido. Mentre la porosità
aperta è pressochè nulla, la porosità chiusa può raggiungere anche valori
del 5%. Il materiale è prevalentemente costituito da una fase vetrosa, per
cui la componente cristallina (per lo più mullite) non supera il 40%.
La porcellana viene usualmente suddivisa in diverse varietà sulla base di
differenti criteri, fra i quali uno dei più comunemente usati è la
temperatura di cottura. La porcellana dura, formata da un impasto di
caolino, feldspato e quarzo (50:25:25), richiede una temperatura superiore a
1280°C, mentre la porcellana tenera (che comprende la cosiddetta bone china)
si cuoce intorno ai 1200°C.
La porcellana presenta per lo più un rivestimento trasparente che viene
applicato in crudo o dopo una prima cottura del manufatto a 800-900°C. Il
prodotto precotto per la smaltatura viene denominato degourdi. I componenti
del rivestimento sono gli stessi dell'impasto, ma in proporzioni tali da
conferire alla miscela una maggiore fusibilità.
Per favorire lo sviluppo di un maggior grado di bianco, la cottura della
porcellana si effettua con un primo periodo di riscaldamento in atmosfera
ossidante, una fase ad elevata temperatura in atmosfera riducente e un
processo di raffreddamento in atmosfera pressochè neutra.
TERRACOTTA
Materiale poroso e colorato ottenuto dalla cottura di argille contenenti
minerali di ferro, a livelli termici in genere al di sotto dei 1000°C. Il
materiale cotto assume una colorazione rossa in presenza di un'atmosfera
ossidante; l'eventuale presenza di calcio e la sua reazione con il ferro
fanno virare il colore verso tonalità giallastre. Un'atmosfera riducente
porta all'ottenimento di colorazioni grigiastre più o meno scure.
Per i laterizi vale la definizione di terracotta.
TERRAGLIA
Materiale ceramico poroso, fine e di colore bianco, il cui impasto è
costituito da una miscela di differenti materie prime. In base alla
costituzione dell'impasto, si distinguono la terraglia calcarea, detta anche
tenera, e la terraglia feldspatica, detta anche forte; composizioni
intermedie sono dette semiforti.
L'impasto per terraglia tenera è fondamentalmente costituito da un'argilla
plastica, un calcare e una sabbia quarzifera (50-30-20 all'incirca); la
cottura avviene in due fasi: biscottatura a circa 1000°C e cottura del
rivestimento a 900-950°C.
La terraglia forte è costituita da un impasto con la seguente costituzione:
argilla 55-60%, sabbia quarzifera 25-30%, feldspato 10-15%. Durante la
cottura, il feldspato genera una fase fusa che assicura resistenza meccanica
all'impasto, riducendone parzialmente la porosità.
I manufatti in terraglia forte sono per lo più impermeabilizzati con una
vetrina applicata su biscotto. La biscottatura si effettua a circa 1250°C e
la seconda cottura a 1100 - 1150°C.
DIFETTI
CALCINELLO
Grumo di calcite secondaria, con dimensioni dell'ordine del millimetro o
più, la cui formazione è dovuta alla presenza di ossido di calcio libero nel
prodotto finito. La formazione di calcite determina un aumento di volume che
può provocare il distacco di una scheggia del materiale che separa il grumo
dalla superficie esterna e il successivo sgretolamento dello stesso grumo di
calcite. L'ossido di calcio libero costituiva il residuo della
decomposizione di calcite primaria, che non aveva potuto regolarmente
reagire con la matrice silicatica circostante.
CAVILLO
Difetto del rivestimento vetroso. Si manifesta come un sistema, più o meno
articolato, di esili fessure che non proseguono nel substrato. Il cavillo di
origine primaria compare già durante la cottura, nella fase del
raffreddamento, a causa dell'eccessiva contrazione del rivestimento rispetto
all'impasto ceramico. Il cavillo di origine secondaria, detto anche tardivo,
si manifesta invece a distanza di tempo dopo la fabbricazione del manufatto,
per lo più a causa di una espansione del substrato conseguente ad
assorbimento di umidità.
Questo difetto può essere indotto volutamente per ottenere un effetto
decorativo.
USI DEI PRODOTTI CERAMICI
L'uso dei laterizi nelle murature è
diffuso in Italia settentrionale soprattutto nella pianura Padana. La
pianura è ricca di depositi argillosi da cui è possibile prelevare
l’argilla, la materia prima necessaria per la fabbricazione dei laterizi.
Non sono disponibili studi generali sui laterizi utilizzati
nell'architettura; si possono però riportare alcune caratteristiche.
Sono prodotti utilizzando materiale disponibile localmente: argille dei
depositi alluvionali recenti che interessano tutta la bassa pianura; argille
dei depositi glaciali ("ferretto") che affiorano nell'alta pianura.
La forma dei laterizi è sempre stata quella prismatica, ma variazioni
dimensionali sono evidenti sia da una località all'altra sia nel corso del
tempo.
Tenendo presente che i vari procedimenti di formatura, di cottura e di
essiccazione producono piccole variazioni nelle caratteristiche dei
laterizi, si osserva generalmente una porosità molto alta (25-30% ed oltre).
Le variazioni prima accennate portano ad un diverso comportamento nei
confronti degli agenti atmosferici; il fenomeno che maggiormente minaccia i
laterizi è la cristallizzazione di sali conseguente all'evaporazione
dell'umidità contenuta nei laterizi stessi. L'umidità, in un materiale
lapideo, può essere presente per diverse cause: penetrazione diretta di
acqua piovana, risalita capillare dal terreno, condensazione di umidità
dell'aria circostante. L'umidità mobilizza i sali solubili provenienti dal
terreno o dalle malte di allettamento o dai laterizi stessi; i sali migrano
insieme con l'umidità attraverso le murature, quando si presentano le
condizioni per l'evaporazione dell'acqua, i sali cristallizzano causando il
fenomeno dell'efflorescenza. I risultati visibili sui manufatti sono ampie
fasce biancastre, soprattutto nelle parti basse delle murature, oppure
cadute di intonaci oppure perdite di scaglie anche cospicue e disgregazioni
dei singoli laterizi.
Il ruolo dei laterizi nell'architettura milanese è stato molto importante
nell'età comunale e nell'età delle Signorie (a Milano: chiesa di
Sant’Ambrogio, chiesa di San Simpliciano, chiesa di San. Vincenzo in Prato;
Castello Sforzesco). In altre città lombarde (Pavia, Lodi, Crema, Cremona,
Mantova) i laterizi erano addirittura insostituibili a causa della distanza
dalle cave e quindi della difficoltà di approvvigionamento di materiali
lapidei naturali.
Le terrecotte decorative, utilizzate abbondantemente nell'architettura del
Rinascimento, presentano caratteristiche simili sia nella composizione che
nei fenomeni di degrado. La foggiatura era effettuata per stampatura
pressando cioè l'impasto in stampi; in tal modo si ottenevano decorazioni
modulari che permettevano di ridurre i tempi ed i costi di fabbricazione (a
Milano: tribuna di S.Maria delle Grazie, facciata dell'Ospedale Maggiore).
PROVENIENZA DELLE MATERIE PRIME
I sedimenti alluvionali che occupano una
parte del territorio dell’attuale regione Lombardia, e che contengono
cospicue lenti di argille, sono stati oggetto di intensa coltivazione con la
contemporanea installazione di fornaci per laterizi. Le argille si trovano
sia nell’alta pianura (Ferretto, depositi morenici della glaciazione Mindel)
sia nella bassa (depositi morenici della glaciazione Würm).
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Provincia di Bergamo
Fiume Adda: Osio Sotto, Mapello.
Tra Adda e Serio: Caravaggio
Torernte Cherio: Trescore Baleario, San Paolo d’Argon.
Val Seriana: Gazzaniga, Nese.
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Provincia di Brescia
Franciacorta (lago d’Iseo): Borgonato, Torbiato, Colombaro, Cremignane.
Fiume Mella: Castel Mella; Capriano del Colle; Milzanello.
Val Trompia: Bovegno.
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Provincia di Pavia
Fiume Po: in prossimità di entrambe le rive.
Torrente Scrivia: Casei Gerola.
Torrente Staffora: Rivanazzano, Voghera.
Val Tidone: Valverde (Arenarie di Ranzano, Eocene - Oligocene).