GRISAGLIA
UN METODO DI RILEVAZIONE E RICOSTRUZIONE DEI DIPINTI A GRISAGLIA PERDUTI
Premessa Come è noto, la grisaglia adoperata per dipingere le vetrate (composta da ossidi metallici, polvere di vetro bassofondente ed un legante acquoso o oleoso) si stendeva a pennello sulle tessere vitree e successivamente veniva fatta aderire al supporto mediante cottura in fornace. Purtroppo, con il passare dei secoli, essa tende a volte a distaccarsi e a cadere: imperfezioni del procedimento di cottura e difetti di composizione del pigmento sono in genere all’origine del fenomeno di distacco, che viene poi attuato sia dalle vibrazioni e dalle tensioni indotte dalla diversità dei coefficienti di dilatazione sotto l’effetto delle escursioni termiche subite nel corso del tempo, sia da altri fattori dovuti a particolari condizioni microclimatiche riscontrabili ‘in situ’. Anche l’effetto di strappo prodotto da stratificazioni superficiali dovute a sporco, ridipinture o altro, può concorrere all’evolversi del fenomeno, e in vari casi sono stato constatati i danni prodotti da incaute operazioni di pulitura su grisaglie degradate. Perciò capita spesso di trovarsi di fronte a manufatti che hanno perduto in parte il dipinto e, quando questo avviene , le domande che vorrebbero una risposta sono: "come fare per arrestare il processo di degrado in atto?" ed "esiste un modo per recuperare ciò che è perduto?"…. Mentre è possibile rallentare notevolmente il progredire del distacco del dipinto con l’adozione di adeguate misure protettive (vetrate isotermiche, controllo del microclima ecc. ) e dunque si può rispondere, almeno in parte, al primo quesito, il secondo sembra invece irrisolvibile: dal momento che quel che è caduto non c’è più, non potremo mai più rivedere l’originaria stesura pittorica di tante vetrate. Tuttavia, se un recupero della grisaglia – inteso come recupero della materia- è ovviamente impossibile, rimane ancora però da esplorare in modo approfondito la via interessante del recupero documentale, lavorando sulle poche tracce rimaste, così come si sta facendo con la ricerca tuttora in corso che qui presentiamo. Prime indagini in occasione del restauro della "Madonna con il Bambino" Da via Bargellini Le indagini per individuare un metodo di ricostruzione dei dipinti perduti sono iniziate nel 1990 in occasione del restauro di un finestrone legato a piombo del palazzo Da via Bargellini di Bologna, quando si scoprì che al centro del tessuto decorativo ottocentesco esisteva un frammento di epoca precedente, databile tra la fine del sec. XVI e gli inizi del XVII. Si trattava di una Madonna con Bambino dipinta con squisita eleganza formale da un artista di primo ordine con perfetta padronanza del mezzo impiegato e che purtroppo rimane di difficile attribuzione anche per la mancanza di documenti attestanti l’originaria provenienza (v. Bologna Opera Pia Da Via Bargellini 1). L’incarnato delle figure è dipinto a grisaglia su vetro incolore dal lato interno, mentre all’esterno vi sono parti dipinte con giallo d’argento. Sia i vetri incolori sia i blu del manto della Vergine sia i vetri viola e arancio delle vesti sono esenti sono esenti da processi di alterazione (a parte una leggera iridescenza all’esterno). Come è possibile osservare il frammento ha perduto quasi l’intero dipinto a grisaglia, tanto che sulle parti di incarnato il modellato è scomparso e rimangono solo brevi tratti del disegno originale (le pieghe del velo, le pupille degli occhi ecc.). Nel corso dell’intervento di restauro1 si è osservato che la caduta della grisaglia con ogni probabilità non era dovuta a difetti originari del pigmento o ad un’isufficiente cottura, poiché era ben visibile quell’insieme di microirregolarità di superficie prodotte proprio dall’adesione della grisaglia sul vetro2 e che rimangono anche dopo il suo completo distacco (provocato probabilmente, in questo caso, dall’abrasione dovuta a frequenti puliture ‘in situ’). Queste tenui ‘impronte’ sono difficilmente osservabili ad occhio nudo3 e sono pertanto mal documentabili con le riprese fotografiche che vengono normalmente eseguite nelle condizioni ottimali di osservazione, cioè con luce trasmessa diffusa. Più volte si è tentato, con procedimenti diversi, di ricostruire l’immagine perduta per mezzo di quest’ultima, quasi impalpabile, ma fedele traccia di un’originale, altrimenti in identificabile, ma i risultati dei metodi tentati, sono stati, in ultima analisi, insoddisfacenti per la mancanza di strumenti di rilevazione non invasivi, affidabili e pratici. Ad esempio G. Marchini, nel 1976, provò a trattare i vetri antichi cospargendo grafite sulle microirregolarità di superficie: il risultato era interessante, ma occorreva fissare con una ‘vernice’ la grafite in polvere e per questo motivo il metodo, sperimentato su vetrate di S. Maria delle carceri a Prato e su vetrate della sacrestia di S. Maria Novella, non fu più usato in seguito4. La disponibilità della "Madonna con il Bambino" gentilmente concessa dalla proprietà (Opera Pia Da Via Bargellini) ci consentiva di iniziare le indagini con un campione particolarmente significativo e interessante con l’intento di giungere alla definizione di metodi non invasivi per rilevare e ricostruire documentalmente i dipinti a grisaglia perduti senza intervento manuale. Le prime prove, ossia la rilevazione dell’impronta di grisaglia come immagine positiva sono state eseguite fotograficamente, poi con l’ausilio di una telecamera collegata a monitor e con varie riprese effettuate con diverse sorgenti di illuminazione. Si vede che i risultati si ottenevano variando l’angolo di ripresa tra telecamera e soggetto, l’angolo di incidenza della luce e le condizioni in genere dell’esperimento. In questo modo sono state rilevate sia immagini ‘negative’ che ‘positive’ dell’impronta: in particolare l’immagine ‘negativa’ forniva sia una mappatura delle linee coprenti del disegno che del modellato; mentre l’immagine ‘positiva’ dava già nell’immediato il sorprendente effetto di vedere riapparire in monitor il dipinto perduto (senza manipolazione del segnale. I fenomeni così rilevati sono apparsi classificabili come fenomeni di diffusione o "scattering" della luce. Secondo uno schema classico, le onde elettromagnetiche di un fascio luminoso che incide su un materiale inducono delle oscillazioni forzate negli elettroni dei suoi atomi; ogni elettrone reirradia a sua volta in varie direzioni, diffonde la radiazione incidente5. ll comportamento globale rilevabile a scala macroscopica risulta dalla composizione di tutte le onde elettromagnetiche e dipende dallo stato di aggregazione del materiale e dalla regolarità delle superfici6. Essendo la dispersione di direzione insita nel meccanismo elementare di interazione radiazione/materia ora accennato, risulta plausibile che ci possano essere delle condizioni per le quali la diffusione dell’energia luminosa, fuori dalla direzione di incidenza, si mantenga anche a scala macroscopica, Quando ciò avviene la deviazione di una parte del flusso luminoso dà luogo alla attenuazione della potenza del fascio incidente a vantaggio della potenza diffusa nelle direzioni laterali: per osservazioni fatte nella direzione dell’incidenza ciò equivale formalmente ad un assorbimento7. Per un materiale come il vetro il comportamento globale a scala macroscopica è strettamente dipendente dalla regolarità delle superfici: se le asperità superficiali sono piccole rispetto alle lunghezze d’onda8 il comportamento è quello previsto dalle leggi della riflessione e della rifrazione dell’ottica geometrica, altrimenti una parte più o meno grande dell’energia luminosa è diffusa anche nelle direzioni adiacenti a quelle individuate dagli angoli di riflessione e di rifrazione. Nel caso delle tessere vitree, le impronte di grisaglia si presentano come delle micro-irregolarità diffondenti, che ad un’osservazione laterale appaiono come zone luminose (immagini ‘negative’) e ad un’osservazione verso la sorgente sono percepite come zone scure di assorbimento apparente (immagini ‘positive’). Selezione del metodo impiegato: le rilevazioni effettuate con lo scanner Nel 1994, per interessamento della prof. C. Pirina, presidente del Corpus Vitrearum Medii Aevi/Italia, le indagini sono proseguite presso l?istituto di Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche del C.N.R. di Firenze. In laboratorio sono state effettuate delle prove su una piccola tessera vitrea di fattura recente che presentava un disegno a grisaglia facilmente distaccabile con una leggera azione meccanica. Da queste prove si è avuta la conferma che si può ottenere una buona visibilità delle impronte illuminando uniformemente il vetro con fasci luminosi di divergenza limitata e disposti con angoli di incidenza tali da evitare di interessare un osservatore che dall’altra parte della tessera guardi frontalmente verso di essa. In questo modo si realizza un’osservazione laterale (rispetto ai fasci) che dà luogo ad impronte visibili come figure luminose su fondo scuro (immagini ‘negative’). Ponendo uno schermo diffondente fra sorgenti luminose e tessera, lo schermo diviene una sorgente diffusa9: a causa dell’assorbimento apparente, guardando attraverso la tessera in direzione di questa sorgente diffusa si può percepire la versione positiva dell’immagine dell’impronta, ma con un contrasto molto basso. Le osservazioni condotte durante queste prove sono state registrate con una camera a standard televisivo connessa ad un calcolatore personale: si è visto subito che la definizione ottenibile è scarsa, così come la precisione geometrica, che è limitata dall’aberrazione geometrica delle lenti. Ciò ha posto dei problemi sul modo di mettere a punto un mezzo pratico per la registrazione delle impronte, perché le videocamere ad alta definizione hanno costi molto elevati ed i mezzi fotografici non consentono il controllo immediato dei risultati. Si è pensato allora di sperimentare uno dei dispositivi a scansione ("scanner") che sono attualmente di uso molto comune per l’acquisizione di immagini di documenti da calcolatore personale. Questa soluzione è stata suggerita da due osservazioni. La prima è che la diffusione interessa anche le direzioni all’indietro adiacenti ai fasci riflessi della superficie vetrosa, e che perciò si possono vedere delle immagini negative delle impronte anche guardando la tessera dalla parte delle sorgenti luminose, purché si evitino i fasci riflessi. La seconda osservazione è che in uno "scanner" i documenti vengono appoggiati su una lastra di vetro con la faccia da registrare verso l’interno dello strumento (dove sono alloggiati la sorgente luminosa ed il sensore), il che significa che le disposizioni della sorgente luminosa e del sensore sono progettate proprio in modo da evitare la luce riflessa specularmene dal vetro e di raccogliere solo la luce retrodiffusa dal documento. L’esperienza ha confermato questa intuizione: si sono ottenute delle ottime immagini negative delle impronte appoggiando la tessera di prova sul vetro della finestra di scansione e campionando con una densità di 300 punti per pollice. Inclinando la tessera rispetto al piano di scansione si è notato però che per certe angolazioni può accadere che venga rinviata sul sensore anche la luce della lampada specularmene riflessa dal vetro, con effetto di inversione del contrasto o di abbagliamento del sensore, mentre per altre angolazioni la luce diffusa che arriva sul sensore è debolissima, con conseguente perdita della immagine. In entrambi i casi si è però potuto recuperare l’informazione illuminando la tessera vitrea con dei proiettori posti all’esterno dello "scanner", secondo un assetto di illuminazione simile a quello descritto per le prime esperienze con videocamera. Questa possibilità di correzione è risultata determinante per l’applicazione del metodo su tessere antiche, dato che queste presentano sovente delle deformazioni dovute al processo di ricottura in fornace e possono quindi avere delle superfici con forti angolazioni locali. Dopo queste prove in laboratorio, per poter eseguire le esperienze su casi reali, si è montato lo "scanner" in posizione verticale su un supporto dotato di ruote, in modo da poter avvicinare quanto più possibile il piano di scansione ad un pannello della vetrata. Il sistema è stato provato sulla "Madonna con il Bambino", constatando che le immagini ottenute con la registrazione dell’impronta di grisaglia sulla tessera del volto della Madonna e del corpo del Bambino risultano bene a fuoco anche se, a causa del rilievo dei piombi di legatura, le tessere non possono essere avvicinate a meno di un centimetro dal piano di scansione. I risultati sono stati buoni anche nelle zone dove alcune tessere presentano delle deformazioni rilevanti. L’assenza di distorsione geometrica ha permesso un rapido e comodo controllo diretto dei risultati con l’originale per mezzo della stampa delle immagini in scala 1:1 su fogli comuni o di plastica trasparente: Le stampe di prova sono state ottenute per mezzo di una stampante laser da ufficio, quelle per la documentazione finale sono state ottenute con una stampante a sublimazione d’inchiostro ad elevata qualità. Visti i buoni risultati, si è deciso di dare al sistema un assetto adatto ad una sperimentazione più estesa del metodo Obiettivi della ricerca e futuri sviluppi Gli obiettivi della ricerca sono la documentazione ed il restauro. Per quanto concerne la documentazione: con le immagini rilevate per mezzo di un metodo non invasivo e ricostruite con un sistema computerizzato – che le integri anche dei tratti di grisaglia superstiti - come dimostrano la ricostruzione completa della tessera del volto della Madonna quelle del volto e del corpo del Bambino - si intende fornire uno strumento utile per l’analisi storico- artistica dei manufatti vitrei. Anche le diverse tecniche pittoriche utilizzate in origine per la stesura del pigmento si evidenziano con nitidezza e definizione di dettagli. Per quanto concerne il restauro: Con un intervento che non richiede operazioni manuali si intende rendere di nuovo leggibile la pittura perduta, stampando le immagini ricostruite dal sistema computerizzato su un idoneo supporto trasparente da applicare sul retro delle tessere originali. Questo procedimento permetterà di eludere i consueti interventi di reintegro pittorico eseguiti con ridipinture a freddo , che interpretano – soggettivamente e in condizioni spesso difficili – la configurazione delle parti perdute. Il metodo quindi consente, se vi sono le condizioni per applicarlo, di eseguire il reintegro pittorico delle tessere vitree più degradate con criteri sicuramente interessanti dal punto di vista metodologico10. Per la continuazione della ricerca di recente sono state esaminate altre vetrate e si è visto, che, allo stato delle cose, non sempre è possibile ottenere risultati soddisfacenti. L’opacizzazione dei vetri soggetti a corrosione disturba o impedisce la rilevazione delle impronte, mentre a volte l’impronta non c’è, se l’originaria cottura in fornace è stata del tutto insufficiente. Su alcuni pannelli cinquecenteschi quali una Madonna con il Bambino ed una S. Cecilia attribuiti da Massimo Medica a Innocenzo da Imola, che hanno perso la maggior parte del dipinto e sono attualmente in restauro allo Studio Fenice11, sono state trovate impronte più lievi, quindi più difficili da rilevare, e che danno luogo in alcune tessere vitree ad immagini già positive, come appare nella tessera dei due volti della Madonna con Bambino e in quella della S. Cecilia, dopo la pulitura del pannello. Questo particolare fenomeno fu rilevato anche dal Marchini negli anni 70: egli riferì d’aver notato , trattando le impronte con grafite, che in certi casi l’immagine riappariva in positivo, mentre in altri in positivo, e che il fenomeno sembrava dovuto "all’aderenza della grisaglia al vetro"12. Per quanto si è finora osservato nel caso specifico, queste disomogeneità superficiali ancor più inapprezzabili, che per chiarezza denominiamo ‘false impronte’, sono di natura del tutto diversa da quelle riscontrate sulla "Madonna con il Bambino" Da Via Bargellini ( che sono l’evenienza più consueta). Si può ipotizzare che una cottura in fornace insufficiente abbia impedito il formarsi delle microirregolarità nei punti di contatto tra grisaglia e vetro, permettendo comunque al pigmento di aderire per molti anni al supporto che è rimasto così protetto dagli agenti esterni. Al momento del suo distacco ( in epoca relativamente recente, supponiamo) il vetro non dipinto si trovava già opacizzato per lunga esposizione ( che causa una leggera patina superficiale). Di qui la ‘falsa impronta’ inesistente dove era presente la grisaglia. La coesistenza su una stessa vetrata di ambedue i tipi di impronta sembra provare con sufficiente certezza che la causa del diverso fenomeno sia da ricercarsi nell’originario procedimento esecutivo dei pannelli. Si è anche osservato che solo vetri di colori particolari (il carnicino) danno sempre luogo alle ‘false impronte’ sulle vetrate di Innocenzo da Imola, mentre altri ( ad es. i verdi) presentano in linea di massima l’impronta consueta, ed altri ancora una situazione eterogenea. Dunque entra in gioco, verosimilmente, la composizione chimica del vetro, fattore che influisce sul punto di rammollimento in cottura, quindi sull’adesione della grisaglia al supporto. Questa nostra ipotesi viene dunque a coincidere con quella del Marchini, ma occorrerà approfondire13. Si è visto inoltre che queste ‘false impronte’ inviano al sistema computerizzato messo a punto un segnale eccessivamente debole, che almeno per ora non è possibile rilevare per trasmissione (mancano risultati apprezzabili) anche perché viene disturbato dagli innumerevoli piccoli graffi superficiali presenti sul lato interno ed esterno delle tessere vitree (probabilmente, anche in questo caso, abrasioni dovute a precedenti incaute puliture). Un inconveniente ben leggibile nella registrazione con scanner del volto della Madonna in parte eliminabile con l’applicazione di un operatore matematico e con la registrazione ottenuta in riflessione. Si è infine osservato che i fissativi (tipo Paraloid B 72) adoperati comunemente nel restauro per far riaderire al supporto le grisaglie in fase di distacco alterano l’impronta, ed è utile annotarlo perché, come abbiamo visto, queste labili tracce possono contenere informazioni preziose e meritano pertanto d’essere conservate quando è possibile. Altri obiettivi che ci siamo prefissati a breve scadenza sono:
BIBLIOGRAFIA : G.MARCHINI, A.CASINI, F. LOTTI, L. STEFANI, A. CORALLINI Un metodo
di rilevazione e ricostruzione dei dipinti a grisaglia perduti ID. Un metodo di rilevazione e di ricostruzione del dipinto a grisaglia perduto applicato ad un manufatto dell’arte vetraia del XVI secolo in "Kermes" n.22 gennaio – aprile 1995, pp. 3-10 ID. F. CORTES PISANO Reconstruction of two 18th Century Rose Windows in the Cathedral of Girona, Spain in "News Letter" 48, maggio 2001, nuemro dedicato a "Le vitrail comme un tout", pp. NOTE
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